Apparato Digerente

Apparato Digerente

Generalità
L’uomo consuma giornalmente una grande quantità di energia attraverso il lavoro fisico , intellettuale e quello dei
suoi diversi organi.L’energia è ricavata dall’apporto nutritizio che ha luogo con l’alimentazione ed è
prevalentemente liberata mediante processi ossidativi.
Assunzione del cibo, masticazione e digestione sono le tappe preliminari delle trasformazioni alimentari.
Con l’assorbimento una serie di composti relativamente semplici viene immessa nella circolazione
sanguifera e linfatica e si rende così utilizzabile per tutte le cellule. L’assorbimento è facilitato dalla
lunghezza dell’apparato digerente (fino a 11 m.) e da alcune strutture specializzate ( villi e microvilli).
Questo apparato svolge poi, insieme agli apparati urinario, respiratorio e tegumentario, funzioni di
escrezione, di eliminazione cioè di cataboliti che , accumulandosi nell’organismo, risulterebbero tossici.
Nei diversi tratti del canale alimentare si stabiliscono condizioni ambientali che consentono un trattamento
diverso per le varie componenti degli alimenti determinate dalle attività secretive di cui gli epiteli della
tonaca mucosa del canale sono provvisti.
L’apparato digerente comunica con l’esterno alle sue due estremità, cefalica e caudale,rispettivamente
tramite la rima buccale e l’orifizio anale.
Lungo il decorso dell’apparato si trovano anche ghiandole esocrine che si distinguono in ghiandole
intramurali (parotidi, sottomandibolari e sottolinguali) e ghiandole extramurali (fegato e pancreas),
collegate tramite il proprio dotto escretore.
Dal punto di vista topografico il canale alimentare occupa diverse parti del corpo.
TESTA ( bocca, istmo delle fauci e parte della faringe)
COLLO (parte della faringe e dell’esofago)
TORACE (parte dell’esofago)
ADDOME (stomaco, parte dell’esofago, intestino tenue e gran parte del colon)
PELVI (parte del colon e intestino retto)
Schema del canale alimentare
BOCCA
ISTMO DELLE FAUCI E TONSILLE PALATINE
FARINGE
ESOFAGO
STOMACO
DUODENO
TENUE DIGIUNO
TENUE MESENTERIALE
ILEO
INTESTINO CECO E APPENDICE VERMIFORME
ASCENDENTE
TRASVERSO
CRASSO COLON
DISCENDENTE
ILEOPELVICO
RETTO
Bocca
E’ la prima parte del canale alimentare cui si accede attraverso la rima buccale ( fessura che separa le
labbra e che si continua con le commissure labiali) ed è caratterizzata da numerosi organi che hanno la
funzione di assumere ed elaborare il cibo . Nella bocca si distinguono due parti in successione : il vestibolo
della bocca e la cavità buccale propriamente detta.
Vestibolo della bocca
E’ una cavità che comunica anteriormente con l’esterno tramite la rima buccale e posteriormente con la
cavità buccale. Ha una forma a ferro di cavallo . Presenta una parete esterna formata dalle labbra e dalle
guance e una parete interna data dalle due arcate gengivali.
Le due pareti continuano l’una nell’altra in corrispondenza del fornice o solco vestibolare (anteriore e
posteriore). Entrambi questi solchi presentano due pieghe mucose chiamate frenuli che servono a limitare i
movimenti delle labbra.
Quando le due arcate gengivodentali combaciano il vestibolo comunica con la cavità buccale per mezzo
degli spazi interdentali e retrodentali (questi ultimi vengono usati per introdurre sostanze nella bocca
occlusa di un paziente).
Annessa al vestibolo c’è la ghiandola parotide, situata sotto l’orecchio, il cui dotto fuoriesce a livello del
secondo molare superiore.L’infiammazione della parotide causa gli orecchioni.
Le labbra sono due pieghe che costituiscono la parte anteriore della parete esterna del vestibolo, e vi si
individuano una faccia interna mucosa, una faccia esterna cutanea.
La faccia cutanea del labbro superiore presenta nel mezzo un solco labiale che termina con un tubercolo
labiale
La faccia cutanea del labbro inferiore è lievemente depressa nel mezzo. Vi sono i solchi labiogenieni ( che
le separa dalle guance ) , mentolabiale, mediano ( che si porta verso il naso tramite il filtro del labbro ) . I
margini delle labbra si continuano l’una con l’altra formando agli angoli le commessure labiali.
Tra la lamina propria e il piano muscolare si trova uno strato di connettivo lasso nel quale sono accolte le
ghiandole labiali (tubulo acinose a secrezione mista). I loro condotti si aprono nel vestibolo per lubrificarlo
e favorire la mobilità delle labbra.
Le guance delimitano lateralmente il vestibolo. In avanti il limite è dato dal solco labiogenieno e indietro
dal muscolo massetere. C’è una faccia cutanea e una mucosa applicata alla arcata gengivale.Nello
spessore della parte posteriore delle guance , tra il muscolo massetere e quello buccinatore, si trova il corpo
adiposo (bolla di Bichat) che è un accumulo di grasso avvolto entro una capsula fibrosa.
Cavità buccale propriamente detta
E’ situata tra il vestibolo e l’istmo delle fauci. E’ occupata quasi interamente dalla lingua . Le ghiandole
sottomandibolari-linguali versano in essa il loro secreto tramite dotti escretori che si aprono in
corrispondenza del solco sottolinguale.
La parete anterolaterale è data dalle arcate gengivodentali; quella superiore dal palato ( duro e mollo ),
quella inferiore dalla lingua.
PALATO O VOLTA DELLA BOCCA
Costituisce il limite superiore della cavità buccale e la separa dalla cavità nasale e dalla rinofaringe.
Si divide in palato duro e palato molle.
Lo scheletro osseo del palato duro è costituito dai processi palatini dell’osso mascellare e dalla lamina
orizzontale dell’osso palatino.Ci sono fori palatini che danno passaggio a vasi e nervi. La volta del palato
duro è rivestita da una mucosa che aderisce strettamente al periostio soprastante.
La superficie palatina mostra nel mezzo un rilievo, detto rafe, che delimita la linea di fusione delle due
lamine ossee palatine.
Esso termina in avanti con un piccolo rilievo, la papilla incisiva, posta dietro i due incisivi mediali
superiori. A lato del rafe si sviluppano delle creste, le pieghe palatine trasverse. L’epitelio di rivestimento
è pavimentoso non cheratinizzato; vi si trovano sporadicamente gemme gustative. Posteriormente si
trovano ghiandole palatine (tubulo- acinose ramificate a secrezione mucosa ).
Il palato molle fa seguito al palato duro. Ha la funzione di isolare il rinofaringe rispetto alla cavità orale
durante la deglutizione; il ricco corredo muscolare lo rende molto mobile. Presenta una faccia inferiore
buccale liscia e percorsa nel mezzo dal rafe del palato molle; una faccia superiore, faringea, con la
superficie irregolare; un margine anteriore che si continua nel palato duro; un margine inferiore che
delimita l’istmo delle fauci e presenta nel mezzo l’ugola palatina.
E’ formato da una tonaca mucosa che lo avvolge in entrambe la facce; al di sotto della mucosa si trovano
due lamine elastiche ( aponeurosi palatine ) che delimitano lo strato muscolare del palato molle. In questo
si trovano anche ghiandole palatine che proseguono quelle del palato duro; nella faccia superiore l’epitelio
pavimentoso stratificato mostra isole di epitelio respiratorio (cigliato pluristratificato ).
PAVIMENTO DELLA BOCCA
Corrisponde allo spazio posto tra la mandibola e l’osso ioide (che provoca i movimenti della deglutizione
). I muscoli si distinguono in sopraioidei (fanno alzare l’osso ioide ) e sottoioidei (fanno abbassare l’osso
ioide
SOLCO SOTTOLINGUALE
E’ una parte ristretta della cavità buccale in rapporto con la faccia inferiore della lingua. .Nel mezzo della
lingua si trova il frenulo della lingua ai lati del quale vi è un rilievo, la caruncola sottolinguale, sul cui apice
sboccano il dotto sottomandibolare e sottolinguale. La mucosa del solco sottolinguale è sottile e poco
aderente. Sotto si trova il pavimento buccale.
DENTI
Nell’adulto i denti sono 32, 16 per ogni arcata alveolare, 8 per ogni emiarcata; i denti definitivi
incominciano a spuntare verso il 6° anno di vita e continuano fino verso il 20° anno, con la fuoriuscita degli
ultimi 4 molari (denti del giudizio).
La dentatura decidua, invece, consta di 20 denti (mancano i 3 molari), che incominciano a uscire verso il
6° mese e decadono con sospinti dalla dentatura definitiva.
In ciascun dente si identificano una corona, la parte visibile del dente, una radice, la parte non visibile,
posta dentro l’alveolo della mandibola, e un colletto, che divide le due parti precedenti. La parte interna del
dente è detta cavità della polpa, in quanto contiene la polpa del dente, un tessuto connettivo mucoso che
contiene i vasi e i nervi del dente.
I canalicoli della radice mettono in contatto i vasi e i nervi del dente con l’ambiente parodontale.
La cavità della polpa è rivestita dal materiale più interno del dente, la dentina, depositata dagli
odontoblasti, la quale è ricoperta esternamente dallo smalto (composto quasi esclusivamente di sostanze
inorganiche, soprattutto cristalli di idrossiapatite) nella corona e dal cemento (che ha la struttura del tessuto
osseo e che si caratterizza tardivamente, con l’eruzione del dente) nella radice.
Il parodonto è un insieme di formazioni che si mettono in rapporto con la radice e il colletto del dente, e
hanno principalmente le funzioni di trofia e supporto del dente, nonché quelle di attutire le sollecitazioni
meccaniche che il dente subisce, per esempio, con la masticazione. Il parodonto è costituito dal legamento
alveolodentale (connettivo che fissa la radice all’alveolo), dall’osso alveolare, dal cemento e dalla gengiva.
I denti hanno forma diversa: gli incisivi hanno la forma di cunei, i canini hanno l’estremità appuntita e
possono essere assimilati a dei coni o a delle piramidi triangolari, i premolari hanno una corona cilindrica
con due sporgenze coniche che emergono dalla superficie masticatoria, i molari ne hanno quattro di
sporgenze.
I vasi e i nervi del dente si distribuiscono esclusivamente alla polpa dentaria, le altre parti sono costituite da
tessuto avascolare.
Le arterie sono l’alveolare superiore (superiore) e la alveolare inferiore (inferiore).
Le vene sono le alveolari superiori e alveolari inferiori.
I linfatici fanno capo ai linfonodi sottomandibolari e cervicali profondi.
I nervi sono gli alveolari superiori (rami del trigemino) e inferiori (rami del mandibolare, derivante dal
trigemino).
Lingua
E’ un organo molto mobile in quanto formato da una consistente massa muscolare rivestita da tonaca
mucosa ,poggia sul pavimento della bocca. Ha numerose funzioni, che sono:
Assunzione del cibo

  • Masticazione
  • Formazione del bolo alimentare
  • Deglutizione
  • Sensibilità gustativa e tattile
  • Fonazione
    Si distinguono nella bocca una parte buccale ( corpo ), una parte faringea ( base ) che profondamente
    prosegue nella radice (non visibile), Il limite tra corpo e base è rappresentato sulla faccia superiore dal
    solco terminale all’apice del quale si trova il foro cieco che corrisponde al canale tireo-glosso dal quale
    origina la tiroide. Il solco terminale raggiunge lateralmente i margini della lingua in corrispondenza degli
    archi palato-glossi. Davanti al solco terminale c’è il solco mediano,un processo fibroso che serve come
    impianto per i muscoli intrinseci della lingua.
    La parte anteriore del corpo in rapporto con le facce linguali degli incisivi si chiama apice . La base volge
    verso l’epiglottide, l’ugola e la faringe ,si unisce all’epiglottide tramite una piega glossoepiglottica mediana
    e due laterali tra le quali si trovano le vallecole glossepiglottiche.
    La radice è costituita da connettivo e muscolare.
    La lingua è costituita internamente da uno scheletro fibroso al quale si attaccano muscoli. E’ rivestita da
    una tonaca mucosa. Accoglie numerose ghiandole linguali e calici gustativi.
    La mucosa dell’apice e del corpo è rivestita da papille che facilitano la presa del cibo e i processi gustativi
    .E’ costituita da un epitelio pavimentoso non corneificato e da una lamina connettivale densa. Per la
    presenza delle papille assume un aspetto vellutato.
    Le papille si distinguono in:
  • papille filiformi, dei rilievi tozzi che, al loro apice, hanno sottili propaggini di aspetto filamentoso;
    l’intera struttura assume la forma a corolla di fiore. L’epitelio è fortemente
    corneificato al loro apice. Hanno una funzione meccanica di trattenimento degli alimenti e una tattile visto
    che sono riccamente innervate e vengono considerate come meccano- recettori .Mancano i calici gustativi;
    una forte desquamazione può essere associata a malattie dell’apparato digerente.
  • papille fungiformi: appaiono come piccoli punti di colore rosso visibili a occhio nudo. Vi si possono
    trovare calici gustativi.
  • papille circumvallate: si trovano davanti al solco terminale tra corpo e base della lingua. Tutto intorno
    alla papilla si forma un profondo solco circolare o vallo nell’epitelio del quale si trovano numerosi calici
    gustativi ; nelle pareti del solco si aprono anche ghiandole gustative ( di Von Ebner ).
    La mucosa del terzo inferiore della lingua è ricoperta da rilievi formati da tessuto linfoide; l’insieme dei
    noduli linfatici forma la tonsilla linguale.
    La mucosa della superficie inferiore della lingua è sottile, liscia, trasparente, priva di papille e non aderente
    ai piani sottostanti. Mostra il frenulo sulla linea mediana che ha il compito di limitare i movimenti della
    linea mediana, soprattutto all indietro .Permette l’assorbimento perlinguale di farmaci.
    I muscoli della lingua possono essere distinti in estrinseci ( origine esterna ed inserzione interna alla lingua
    ) ed intrinseci ( con origine e inserzione interne alla lingua ).
    I muscoli estrinseci sono:
    Genioglosso : origina dalla spina mentale della mandibola e si inserisce nel corpo della lingua dall’osso
    ioide all’apice. Ioglosso : origina dal corno dell’osso ioide e si porta verso l’alto nello spessore della lingua.
    Stiloglosso : Origina dal processo stiloideo del temporale e dal legamento stilo mandibolare inserendosi
    nelle parti laterali della lingua.
    Palatoglosso: origina dal palato molle partecipando alla formazione dell’arco palatoglosso e si inserisce
    lateralmente al solco terminale.
    I muscoli intriseci sono:
    Longitudinali ( superiore e inferiore) accorciano la lingua .
    Trasverso : accorcia il diametro trasverso della lingua.
    Verticale : appiattisce la lingua.
    Ghiandole Salivari Maggiori
    La parotide, la sottomandibolare, la sottolinguale sono tre ghiandole extramurali che nel corso dello
    sviluppo si accrescono portandosi al di fuori del canale alimentare.La parotide è annessa al vestibolo della
    bocca, dove si apre il suo dotto escretore; la sottomandibolare e la sottolinguale sono annesse alla cavità
    buccale, dove si aprono a livello del solco sottolinguale.
    Le GHIANDOLE MINORI sono intramurali e sono le ghiandole labiali, le ghiandole malari ( guance ),
    le ghiandole palatine e le ghiandole linguali.
    La saliva è un liquido acquoso, più o meno viscoso, contenente muco, sali, enzimi ed anticorpi. E’ un misto
    di secrezioni mucose e sierose.
    La funzione del muco è quella di lubrificare le pareti e di dar consistenza al bolo alimentare; le proteine
    enzimatiche della parte sierosa ( principalmente amilasi ) operano una prima digestione dei polisaccaridi
    oltre ad una azione antibatterica.
    La parotide (ANT/MED: massetere, POST: sternocleidomastoideo, LAT: cute) è la più voluminosa. E’
    situata nella regione laterale del collo, al di sotto del padiglione auricolare e del meato acustico esterno. E’
    situata nella loggia parotidea avvolta nella fascia parotidea intorno alla quale si dispone materiale
    connettivale ricco di grasso. Si può dividere in una parte superficiale e in una profonda. La parte superiore
    ha forma triangolare. IL margine anteriore è in rapporto con il muscolo massetere, quello posteriore con lo
    sternocleidomastoideo, L’apice con la ghiandola sottomandibolare da cui è suddivisa da un setto fibroso.
    La faccia interna è in contatto con il muscolo pterigoideo. Profondamente termina appuntita nel processo
    faringeo. E’ attraversata dalla carotide esterna e dalla vena giugulare esterna e dal nervo facciale.
    Il dotto escretore (di Stenone ) corre lungo il massetere, buca il buccinatore e la mucosa della guancia e
    esce a livello del secondo molare superiore. Si possono trovare sul massetere ghiandole accessorie e sul
    molare ghiandole molari
    Le ghiandole sottomandibolari si trovano nelle regioni sopraioidee e sono accolte entro le logge
    sottomandibolari (dipendenze della fascia sopraioidea, in sezione frontale hanno forma triangolare
    (SUP/LAT: mandibola, SUP/MED: miloioideo e ioglosso, INF/LAT: platisma, POST: setto
    interghiandolare (dipendenza della fascia sopraioidea che la separa dalla loggia parotidea)) ,avvolte da una
    sottile capsula connettivale. Sono accolte nella fossa sottomandibolare delimitata dai due ventri del
    muscolo digastrico e da quello pterigoideo. Il dotto escretore perviene fino al solco sottolinguale sboccando
    sull’apice della caruncola.
    Le ghiandole sottolinguali sono più’ piccole delle ghiandole salivali maggiori; sono situate sotto la mucosa
    del solco sottolinguale e determinano la piega sottolinguale in cui si aprono i condotti sottolinguali minori
    che convergono in un condotto maggiore. Sono ghiandole tubuloacinose composte e a secrezione sierosa,
    mucosa e mista.
    Istmo delle fauci
    E’ un breve tratto del canale alimentare che pone in comunicazione la bocca con la faringe. Vi si
    distinguono un pavimento (lingua) , una volta ( palato) e due pareti laterali ( archi palatini ). Questi ultimi si
    distinguono in glossopalatino ( anteriore) e faringopalatino ( posteriore) regolati dai corrispondenti muscoli.
    Tra gli archi palatini si delimita la fossa tonsillare, profonde depressioni, di forma triangolare, delimitate in
    basso dal margine laterale della base linguale; contengono le tonsille palatine che occupano non
    interamente.
    Tonsille palatine ( amigdala): sono un organo linfoide pari , accolto nella fossa tonsillare, insieme a quelle
    faringee, tubariche e laringee con le quali formano l’anello linfatico. La faccia mediale volge verso l’istmo;
    è piana o convessa e presenta sulla superficie diversi orifizi che immettono nelle cripte tonsillari. E’ avvolta
    dalla piega triangolare. La faccia laterale presenta I rapporti più importanti dell’organo. E’ delimitata da
    una capsula fibrosa; è in rapporto con il nervo glossofaringeo e l’arteria palatina ascendente da cui si
    distacca l’arteria tonsillare. Meno direttamente la tonsilla entra in rapporto con la giugulare interna e i nervi
    accessorio, vago e ipoglosso da cui dista normalmente 2 cm.. Il polo inferiore volge verso la base della
    lingua e si mette in rapporto con la tonsilla linguale.
    Faringe
    ANT: è completa solo in prossimità della faccia posteriore della laringe; presenta una concavità volta
    anteriormente si trova in rapporto con : cartilagini aritenoidi, muscoli aritenoidei, cricoartenoideo
    posteriore e lamina cricoidea.
    POST: spazio retroferingeo, occupato da connettivo lasso.
    LAT: parete mediale dello spazio faringomandibolare dove passano la carotide interna, la giugulare
    interna, i nervi glossofaringeo, vago e ipoglosso, e la carotide esterna.
    SUP (o volta): è in rapporto con la base cranica.
    La faringe è un tratto del canale digerente posto al di dietro delle cavità nasali, della bocca e della laringe.
    Fa seguito all’istmo delle fauci e prosegue nell’esofago. Le cavità nasali si aprono nella faringe attraverso
    le coane, la bocca attraverso l’istmo delle fauci e la laringe tramite l’orifizio laringeo. Si aprono inoltre le
    tube uditive, che stabiliscono una comunicazione tra la cavità della faringe e la cassa del timpano.
    La faringe si trova nella testa e nel collo e decorre verticalmente dalla base cranica fino a livello della 6
    vertebra cervicale per una lunghezza di 14-15 cm.
    Il condotto faringeo è slargato in alto e più stretto in basso assumendo un aspetto piriforme.
    Si divide in :
    Rinofaringe ( parte nasale ) posta tra la volta della faringe e la faccia superiore del palato molle.
    Orofaringe ( parte buccale ) posta tra la faccia inferiore del palato molle e il margine superiore dell’osso
    iode.
    Laringofaringe ( parte laringea ) posta tra l’osso ioide, l’esofago e la 6 vertebra cervicale.
    Il limite inferiore è delimitato dal piano passante per la cartilagine cricoide a livello dalla 6 cervicale.
    La superficie interna della parete anteriore è pieghettata in particolare nella zona cricoide dove troviamo i
    recessi piriformi e la piega del nervo faringeo. Quella posteriore presenta rilievi dovuti alla presenza di
    ghiandole. Le pareti laterali presentano gli orifizi faringei delle tube uditive delimitate da un labbro
    anteriore e uno posteriore ( torus tubarius ). Sopra sono collocate la fossetta sovratubarica e i recessi
    faringei. Nel contorno degli orifizi si trovano accumuli di tessuto linfoide che formano la tonsilla tubarica.
    Vi è anche una tonsilla faringea collocata nella volta ricca di solchi e pieghe che diminuiscono con l’età.
    L’arteria principale è la faringea ascendente, ramo della carotide esterna.
    Le vene sono affluenti della giugulare interna.
    I nervi provengono dal plesso faringeo alla cui costituzione prendono parte i nervi vago, accessorio e
    glossofaringeo.
    I muscoli si dividono in costrittori ed elevatori della faringe
    Muscolo costrittore superiore : i suoi fasci decorrono trasversalmente rispetto all’asse magg. della faringe
    dalla radice della lingua attraverso il muscolo genioglosso. Formano una fascia quadrilatera e si innestano
    su un rafe posto nel mezzo della faccia posteriore della faringe. E’ il muscolo costrittore della rinof. ed
    elevatore della parete posteriore
    Muscolo costrittore medio: ha forma triangolare con l’apice rivolto verso l’osso ioide da cui si irradia a
    ventaglio. E’ costrittore dell’orofaringe.
    Muscolo costrittore inferiore: è il più esteso dei costrittori e ha forma trapezioidale. E’ costrittore della
    laringe.
    Muscolo stilofaringeo: origina dalla faccia interna del processo stiloideo e raggiunge la parte laterale della
    faringe entrando in rapporto con I costrittori.
    Esofago
    L’esofago è un tratto del canale alimentare che decorre rettilineo dall’alto verso il basso, dalla 6° vertebra
    cervicale fino alla 10° toracica, per una lunghezza complessiva di circa 25 cm, facendo seguito alla faringe
    e andando a terminare nello stomaco. Esso presenta una curvatura a convessità posteriore a livello della 4°
    vertebra toracica, una curvatura a concavità destra e infine una a concavità verso sinistra al di sotto
    dell’arco dell’aorta; vi si considerano poi quattro restringimenti del diametro: uno a livello della cartilagine
    cricoide (all’inizio dell’esofago), uno a livello dell’arco aortico, uno a livello del bronco sinistro e uno a
    livello dell’orifizio esofageo del diaframma.
    Il rapporto tra esofago e trachea è molto stretto, soprattutto a causa del muscolo trachoesofageo, che unisce
    le due formazioni; anche il rapporto col bronco sinistro è reso intimo da un muscolo, il muscolo
    broncoesofageo.
    La parte cervicale dell’esofago è in rapporto: POST: con la colonna cervicale, ANT: con la trachea, LAT:
    con i lobi tiroidei e le arterie carotidi comuni.
    La parte toracica dell’esofago è in rapporto: POST: fino alla 4° vertebra toracica con la colonna
    vertebrale, per poi distaccarsene e farsi più interno; LAT/DX: è in rapporto con la pleura mediastinica e
    con la vena azigos, LAT/SX : oltre che con la pleura mediastinica, anche con l’arco dell’aorta e con il tratto
    iniziale dell’aorta discendente.
    La parte diaframmatica, che corrisponde al breve tratto che si impegna nell’orifizio esofageo del
    diaframma, è a contatto su tutti i lati con il muscolo stesso.
    La parte addominale si mette in rapporto ANT: con la parete posteriore del fegato, POST: con l’aorta
    addominale LAT/DX: con il lobo caudato del fegato LAT/SX: con il fondo dello stomaco.
    La struttura interna dell’esofago presenta quella organizzazione in tonache sovrapposte che il canale
    alimentare mantiene fino alla sua terminazione. La tonaca mucosa, di epitelio pavimentoso pluristratificato,
    presenta dei rilievi longitudinali, e alla sua superficie si aprono i condotti escretori di numerose ghiandole
    mucose.
    Le arterie provengono, dall’alto in basso, dalla tiroidea inferiore, dalle bronchiali, dalle intercostali,
    dall’aorta toracica, dalle freniche inferiori e dalla gastrica.
    Le vene si gettano nella cava superiore e nella vena gastrica sinistra, tributaria della vena porta.
    I linfatici vanno ai linfonodi cervicali profondi, paratracheali, mediastinici posteriori e gastrici superiori.
    I nervi provengono dal vago e dall’ortosimpatico.
    Stomaco
    SUP: diaframma e fegato;
    INF: mesocolon, colon trasverso e grande omento;
    ANT: parete addominale e fegato;
    POST: pancreas, rene e surrene sinistro, flessura duodenodigiunale;
    MED: duodeno.
    Proiezione sulla superficie: il cardia si trova sulla linea marginosternale di sinistra, all’altezza del processo
    xifoideo; il fondo ha la sua massima altezza a livello della 6° costa circa 2 cm a destra della linea
    emiclaveare; lateralmente lo stomaco si spinge fino alla emiclaveare stessa che raggiunge a livello della 7°
    costa; la parte pilorica (la più bassa) si spinge circa fino alla sinistra delle L3-L4, per poi risalire fino alla
    destra delle L1-L2 dove si trova lo sfintere pilorico; la piccola curvatura costeggia invece le vertebre T12,
    L1, L2 e poi risale fino alla metà della L1 per lo sfintere pilorico.
    Lo stomaco è un tratto dilatato del canale alimentare, che fa seguito all’esofago e precede l’intestino; in
    esso gli alimenti sostano per un breve periodo in cui sono sottoposti all’azione digestiva del succo gastrico.
    L’organo, della capacità media di 1200 ml, presenta notevoli differenze a seconda dello stato
    dell’individuo, delle abitudini alimentari, della costituzione, dell’atteggiamento assunto dal corpo e infine
    del sesso e dell’età.
    Lo stomaco ha la forma di una sacca allungata con una parte superiore espansa a cupola, il fondo, in
    corrispondenza del quale si trova di solito la bolla gastrica, un accumulo di gas che sia che tiene sotto
    controllo i valori della pressione endogastrica, sia impedisce il reflusso del cibo nell’esofago.
    Il suo asse è per gran parte verticale, ma nella porzione inferiore si fa dapprima orizzontale e poi obliquo in
    alto e in dietro.
    Esso presenta una faccia anteriore, che volge in avanti in alto e a destra, e una posteriore, che volge in
    basso in dietro e a sinistra, entrambe leggermente convesse, e due pareti laterali, una destra o piccola
    curvatura, lunga circa 15 cm che presenta nella parte bassa la piega angolare, e una sinistra o grande
    curvatura, della lunghezza di circa 40 cm, che parte a livello dell’esofago formando inizialmente una
    cupola che delimita il fondo dello stomaco; presenta inoltre due restringimenti, uno a livello dello sbocco
    dell’esofago (con cui forma l’incisura cardiale), il cardia, e uno a livello della parte inferiore, il piloro,
    segnato sulla superficie esterna dal solco pilorico.
    Nello stomaco si distinguono un fondo, foggiato a cupola che si adatta alla concavità diaframmatica, che si
    delimita dal corpo con un piano orizzontale che passa per il cardia, un corpo, che scende verso il basso e si
    restringe e una parte pilorica, la quale si presenta nella prima parte rigonfia e in una seconda parte si mostra
    come un canale cilindrico che termina nello sfintere pilorico che lo divide dal duodeno; il corpo e la parte
    pilorica sono separate da una linea obliqua che dalla piega angolare raggiunge la grande curvatura.
    Lo stomaco occupa una regione compresa, in alto dalla cupola diaframmatica, in basso dal colon trasverso,
    lateralmente dal diaframma e dalla parete toracica, anteriormente dalla parete addominale.
    All’apertura della cavità addominale, si vedono solo la parte pilorica e quella inferiore del corpo, in quanto
    il resto è coperto dalla cupola diaframmatica e dal fegato.
    Il fondo dello stomaco tocca la cupola diaframmatica, e tramite questa è in rapporto con il pericardio, il
    cuore e la pleura e il polmone sinistro e durante l’espirazione si porta fino a livello della 5° costa
    sull’emiclaveare; in avanti è coperto dal lobo sinistro del fegato.
    La parete toracica viene detta spazio semilunare di Traube, di importanza per l’oscultazione in quanto è una
    regione dello stomaco normalmente occupata da gas. La porzione inferiore della parete anteriore, che
    comprende il terzo inferiore del corpo e la regione pilorica, è accessibile alla palpazione e tocca
    direttamente la parete dell’addome, descrivendo un’area triangolare detta triangolo di Labbè.
    Il cardia si trova all’altezza della 10T ed è in rapporto, in avanti, col lobo sinistro del fegato.
    Il piloro si trova all’altezza della 1L ed è in rapporto con la testa del pancreas posteriormente e con il lobo
    quadrato del fegato anteriormente.
    Lungo le due curvature decorrono i principali vasi dell’organo.
    La superficie interna dello stomaco, nel soggetto sano, vivente e allo stato di riposo funzionale, colorito
    grigio roseo, che diventa rosso e tumido con l’attività digestiva per il maggiore afflusso di sangue.
    Sulla superficie interna si evidenziano delle creste ad asse prevalentemente longitudinale, le pieghe
    gastriche, che si anastomizzano fra loro formando un reticolo a maglie allungate; queste pieghe possono
    essere considerate come una continuazione di quelle presenti nell’esofago; solo a livello della piccola
    curvatura esse non sono anastomizzate, e formano la cosiddetta via gastrica breve.
    Quando lo stomaco è disteso, le pieghe gastriche scompaiono, e risultano invece evidenti dei solchi fra loro
    anastomizzati, i solchi permanenti, che delimitano una serie di piccoli rilievi, le areole gastriche: la
    superficie delle areole presenta minuti infossamenti, le fossette gastriche, che contengono le ghiandole
    gastriche.
    A livello del cardia si osserva una anello di forma dentellata, che separa la mucosa esofagea da quella
    gastrica.
    A livello del piloro, poi, si trova una piega circolare che restringe il lume dello stomaco, la valvola pilorica,
    che circoscrive l’orifizio pilorico; a questo livello assume estrema importanza la tonaca muscolare, che
    forma il muscolo sfintere pilorico.
    La parete dello stomaco è formato da una tonaca mucosa, una sottomucosa, una muscolare e una sierosa
    (peritoneo).
    La TONACA MUCOSA è costituita da cellule cilindriche disposte su più strati, provviste scarsamente
    microvilli; esse secernono il muco gastrico, il quale ricopre tutta la superficie interna dello stomaco,
    proteggendo l’epitelio dall’azione degli enzimi proteolitici presenti nel lume, e di eliminare l’acidità del
    contenuto gastrico nelle vicinanze della mucosa.
    All’interno della mucosa si possono individuare ghiandole gastriche, che differiscono fra loro per posizione
    e tipo di secreto.
    Le ghiandole cardiali secernono glicoproteine neutre.
    Le ghiandole gastriche propriamente dette si trovano nel fondo e nel corpo dello stomaco, e presentano
    tubuli che sono formati da vari tipi di cellule: le cellule del colletto, che secernono proteoglicani acidi (non
    come quelli dell’epitelio di rivestimento che sono neutri), le cellule principali secernono pepsinogeno
    (precursore della pepsina) e la rennina, enzimi proteolitici; le cellule di rivestimento producono acido
    cloridrico, che ha il compito di denaturare le proteine e di portare il pH ad un livello ottimale, circa 2,
    perché il pepsinogeno diventi pepsina e funzioni in maniera ottimale; le cellule di rivestimento secernono
    anche il fattore intrinseco, una glicoproteina capace di rendere assorbibile la vitamina B12 da parte
    dell’intestino; la carenza di questo fattore porta ad una deficienza di B12, chiamata anemia perniciosa.
    Le ghiandole piloriche producono gastrina, la quale stimola le cellule di rivestimento a produrre HCl.
    Esistono anche cellule endocrine dello stomaco, che produco serotonina, capace di stimolare la muscolatura
    liscia.
    La TONACA SOTTOMUCOSA, di connettivo lasso con fibre elastiche e tessuto adiposo, aderisce
    intimamente alla mucosa, e meno alla muscolare.
    La TONACA MUSCOLARE è particolarmente spessa in tutto lo stomaco.
    La TONACA SIEROSA è data dal peritoneo, il quale avvolge con le sue due lamine, una posteriore e una
    anteriore, quasi tutto lo stomaco; rimangono sprovvisti di rivestimento peritoneale il cardia, la faccia
    posteriore dell’esofago e la parte destra del fondo; la parte sinistra del fondo, invece, vede l’avvicinarsi fra
    loro delle due lamine peritoneali che formano il legamento gastrolienale, che parte dalla faccia posteriore
    dello stomaco e si inserisce presso l’ilo della milza, e che vede il passaggio dei vasi gastrici brevi. Nella
    parte inferiore della grande curvatura, le due lamine peritoneali, sempre accollate fra loro, formano il
    legamento gastrocolico, che fissa lo stomaco alla flessura sinistra del colon, al colon trasverso, alla flessura
    colica destra e al duodeno, costituendo la radice anteriore del grande omento.
    Lungo la piccola curvatura, le due lamine peritoneali formano il legamento epatogastrico il quale,
    continuando a destra con il legamento epatoduodenale, costituisce il PICCOLO OMENTO, che fissa lo
    stomaco al fegato in corrispondenza del solco trasverso e del solco del condotto venoso.
    Le arterie sono l’arteria gastrica destra, le arterie gastroepiploica destra e sinistra, le arterie gastriche brevi.
    Le vene sono le gastroepiploiche destra e sinistra, le gastriche brevi, la pilorica e la coronaria dello
    stomaco, tutte affluenti della vena porta.
    I linfatici raggiungono i linfonodi gastrici superiori e inferiori.
    I nervi sono rappresentati dal nervi vaghi del parasimpatico bulbare (che stimola l’attività secretiva e
    motoria) e da rami dell’ortosimpatico toracolombare (che conduce impulsi inibitori).
    Intestino tenue
    L’intestino tenue è quella parte del canale alimentare che va dallo stomaco all’intestino retto e ha le
    funzioni di digestione e assorbimento. Occupa gran parte della cavità addominale e ha una lunghezza di
    circa 7 metri, anche se molto variabile, e un diametro che passa dai 5 cm nella parte iniziale ai 2,5-3 cm
    nella parte terminale, e una capacità che si aggira sui 6 litri; vi si distinguono due parti, il duodeno, o parte
    fissa, e l’intestino tenue mesenteriale, o parte mobile, che a sua volta si divide in digiuno e ileo.
    Le arterie del duodeno sono l’arteria pancreaticoduodenale superiore e quella inferiore, mentre le arterie
    del tenue mesenteriale derivano dai rami arteriosi, digiunali e ileali (arterie intestinali),che nascono
    dall’arteria mesenterica superiore.
    Le vene seguono il decorso delle arterie, e confluiscono nelle vene pancreaticoduodenale, duodenali,
    intestinali, tutte affluenti della mesenterica superiore, quindi si gettano poi nella vena porta.
    I linfatici provenienti dal duodeno arrivano ai linfonodi pancreatici superiori e pancreaticoduodenali,
    mentre i linfatici dell’intestino fanno tutti capo ai linfonodi preaortici, i cui collettori efferenti
    contribuiscono a costituire il tronco linfatico intestinale che è radice del dotto toracico.
    I nervi raggiungono l’intestino provenendo dal plesso mesenterico superiore; come nello stomaco, il
    parasimpatico (le cui fibre provengono qui dal nervo vago) stimola, mentre l’ortosimpatico (che qui deriva
    dal 5°-8° segmento toracico del midollo spinale) inibisce la contrazione muscolare e la secrezione.
    La digestione è determinata principalmente dagli enzimi pancreatici e dalla bile, che queste due ghiandole
    riversano nel duodeno attraverso la papilla duodenale maggiore, ma anche, in misura però minore, dal
    secreto della mucosa intestinale, in particolare modo da quella duodenale.
    A facilitare invece l’assorbimento sono i rilievi presenti nella mucosa, determinati dalla lamina propria, e
    cioè le pieghe circolari, i villi e i microvilli, che, fra tutti, portano ad un aumento dell’area di assorbimento
    di circa 10 volte, fino a 4 metri quadrati.
    Duodeno
    La parte superiore è in rapporto: SUP/ANT: con il lobo quadrato del fegato e la cistifellea, INF: con la
    testa del pancreas, POST: con il condotto coledoco, la vena porta e l’arteria epatica; la porzione
    discendente è in rapporto ANT: dall’alto al basso, con la testa del pancreas, con il mesocolon e il colon
    trasverso e con le anse dell’intestino tenue mesenteriale, POST: con il margine mediale del rene destro,
    LAT: con il lobo destro del fegato MED: con la testa del pancreas; la porzione orizzontale è in rapporto
    SUP: con la testa del pancreas, in ANT/SUP: con il colon trasverso, ANT/INF: con le anse dell’intestino
    tenue mesenteriale POST: con la vena cava inferiore e l’aorta; la porzione ascendente è in rapporto ANT:
    con il colon trasverso e le anse del tenue mesenteriale, MED: con il pancreas e l’aorta, LAT: con il rene
    sinistro POST: con i vasi renali e l’uretere di sinistra.
    Proiezione sulla superficie: dal piloro sale verso destra (parte superiore) fino al limite tra la T12 e la L1
    circa 1,5-2 cm a sinistra della emiclaveare, poi scende verticalmente (porzione discendente) fino al limite
    tra L3 e L4 e si porta sul margine sinistro delle suddette vertebre (porzione orizzontale) per poi salire
    (porzione ascendente) fino a metà della L2 dove compie un ripiegamento su se stesso e si immette nel tenue
    mesenteriale.
    Il duodeno rappresenta la prima parte dell’intestino tenue; ha una lunghezza di circa 30 cm un calibro di
    circa 5 cm; esso è applicato alla parete posteriore dell’addome dal peritoneo, e riceve lo sbocco dei dotti
    escretori del fegato e del pancreas. Ha forma ad uncino-anello, e vi si individuano quattro parti: la parte
    superiore, che nel suo tratto iniziale presenta una dilatazione detta bulbo duodenale, segue alla porzione
    pilorica dello stomaco, all’altezza della 1L – 2L, e si porta in dietro, in alto e lateralmente, continuando
    nella porzione discendente, lunga quasi il doppio della prima, che scende verso il basso, lateralmente alla
    colonna, fino all’altezza della 3L – 4L, dove, giunto all’altezza del polo inferiore del rene destro, volge
    verso sinistra continuando nella porzione orizzontale , la quale, insieme alla porzione discendente, accoglie
    la testa del pancreas; leggermente a sinistra della linea spondiloidea, la porzione orizzontale volge in alto
    nella porzione ascendente, che sale obliquamente in fuori fino all’altezza della 2L, in corrispondenza della
    quale compie un brusco ripiegamento su se stessa, la flessura duodenodigiunale, 3-4 cm a sinistra della
    colonna, fissata al diaframma dal muscolo sospensore del duodeno, che continua con il digiuno.
    La forma e il decorso del duodeno possono andare incontro a molte variazioni, dovute alla costituzione
    dell’individuo e all’età, assumendo forme a “U” o a “V”.
    La superficie interna del duodeno non si presenta liscia, ma caratterizzata, a partire dalla porzione
    discendente, dalla presenza di numerose pieghe circolari, presenti anche nell’intestino tenue mesenteriale,
    che distano fra loro circa 6-8 mm e non compiono quasi mai tutta la circonferenza del lume; proprie del
    duodeno, e più precisamente della parte discendente, sono la piega longitudinale, un rilievo di circa 2 cm
    nel tratto medio, dovuto al condotto coledoco, la papilla duodenale maggiore, un rilievo della mucosa in
    cui sboccano il dotto coledoco e il condotto pancreatico principale dopo essersi riuniti, e la papilla
    duodenale minore, in cui sbocca il condotto pancreatico accessorio.
    Il PERITONEO riveste in maniera incompleta il duodeno, il quale è per la maggior parte ricoperto sulla
    faccia anteriore, da peritoneo parietale della parete addominale posteriore; solo la porzione superiore è
    ricoperta dalle lamine del peritoneo che scendono dallo stomaco.
    La parte superiore del duodeno è piuttosto mobile, quella discendente e quella ascendente sono
    discretamente mobili; quella orizzontale e la flessura sono pressoché immobili.
    Intestino Tenue Mesenteriale
    ANT: grande omento, che separa le anse dal peritoneo della parete anterolaterale dell’addome;
    POST: le anse contraggono rapporti, attraverso il peritoneo della parte posteriore dell’addome, con la
    porzione inferiore del duodeno, con il processo uncinato del pancreas, con i corpi delle ultime vertebre
    lombari, con l’aorta, la vena cava, i reni e gli ureteri.
    L’intestino tenue mesenteriale è la parte più lunga dell’intestino tenue, circa 7 metri, e fa seguito al
    duodeno, in corrispondenza della flessura duodenodigiunale, e termina nella fossa iliaca destra, in
    corrispondenza dell’articolazione sacroiliaca, con la valvola ileocecale, attraverso la quale continua
    nell’intestino crasso.
    Esso viene solitamente distinto in digiuno (così chiamato perché nel cadavere è solitamente vuoto) che
    occupa i 2/5 prossimali, e in ileo, che occupa i 3/5 distali; non esiste un confine netto fra le due zone, anche
    se esse differiscono per caratteristiche, in quanto nel digiuno il lume è più ampio, le ghiandole sono più
    frequenti e la parete è più spessa e maggiormente ricca di villi.
    Nel tenue mesenteriale, come nel duodeno, si attuano le funzioni di digestione e assorbimento.
    Il nome di mesenteriale è dato dal fatto che questa parte del tenue è compresa nello spessore del margine
    libero di un’ampia plica del peritoneo, il mesentere; questo fa sì che le anse dell’intestino, che avvolte fra
    di loro a formare la matassa intestinale, siano molto mobili.
    Le anse del tenue, benché fra loro ammassate, si dispongono regolarmente in gruppi, di cui un primo
    gruppo si trova nell’ipocondrio sinistro, e si spinge fino a raggiungere la flessura colica di sinistra, un
    secondo gruppo si trova nella regione mesogastrica, un terzo gruppo nella fossa iliaca di sinistra e un
    quarto gruppo nella posizione mediana, dal basso addome, al limite con la pelvi.
    La configurazione interna dell’intestino tenue mesenteriale presenta le stesse pieghe circolari che sono
    presenti nel duodeno; la superficie si presenta di aspetto vellutato per la presenza di una quantità notevole
    dio rilievi della mucosa, i microvilli intestinali, disposti sia sulle pareti che sulla superficie libera delle
    pieghe circolari, che assumono conformazione di versa a seconda della zona dell’intestino, sono alti in
    media 0.5 mm ed hanno una densità di circa 100 per cm quadrato; essi sono addetti all’assorbimento delle
    sostanze nutritizie che arrivano all’intestino con la digestione. La presenza delle pieghe circolari e dei
    microvilli, la superficie assorbente dell’intestino mesenteriale aumenta notevolmente in rapporto al suo
    contenuto.
    Sulla superficie della mucosa intestinale si possono poi individuare delle sporgenze di colore biancastro
    delle dimensioni di una punta di spillo, su cui non si individuano microvilli, che sono identificati come
    noduli linfatici solitari, disseminati per tutto l’intestino tenue, seppur in maniera più consistente nel
    digiuno.
    Nel tratto più distale del digiuno, ma in particolar modo nell’ileo, si notano poi delle aggregazioni di noduli
    linfatici, chiamate placche di Peyer, in genere in numero di 30-50, che appaiono come formazioni circolari
    o ellittiche, disposte con l’asse maggiore parallelo all’asse maggiore dell’intestino, pianeggianti o
    leggermente infossate.
    Il PERITONEO della parte posteriore dell’addome si duplica formando il mesentere, che avvolge
    completamente l’intestino tenue mesenteriale, la cui radice corrisponde alla linea, di circa 15 cm, lungo la
    quale l’ampia plica peritoneale si distacca dalla parete posteriore dell’addome; nello spessore del mesentere
    si trovano i vasi, i nervi e i linfatici che irrorano e innervano l’intestino mesenteriale.
    Intestino Crasso
    L’intestino crasso segue al tenue e si porta fino al termine del canale alimentare, sboccando all’esterno del
    corpo con l’orifizio anale; ha una lunghezza di circa 1,8 metri ed divido in tre porzioni, che sono l’intestino
    cieco, il colon e l’intestino retto.
    Il crasso differisce dal tenue per lunghezza, per calibro, per struttura e per funzioni; il crasso ha una
    circonferenza di circa 28 cm all’inizio, che poi si riduce a circa 15 cm a livello del colon discendente per
    poi riaumentare a 18 cm a livello dell’ampolla rettale.
    Alla superficie esterna del crasso si notano molte gibbosità, che all’interno corrispondono a depressioni
    denominate tasche; le gibbosità sono separate da solchi, che internamente corrispondono a rilievi, le pieghe
    semilunari.
    Sulla superficie esterna inoltre, si notano tre lamine nastriformi costituite da tessuto muscolare liscio, dette
    tenie, presenti in numero di tre che si riducono a due a livello delle parti terminali del crasso.
    Intestino cieco
    ANT: parete addominale anteriore;
    LAT/POST: rivestite dal peritoneo che tappezza la fossa iliaca;
    LAT: è in contatto con il muscolo psoas di destra e con le anse dell’intestino tenue mesenteriale;
    SUP/MED: si trova la valvola ileocecale.
    Proiezione sulla superficie: si trova nella fossa iliaca, cioè all’altezza della L5 meno di 1cm a destra della
    emiclaveare.
    Presenta un’altezza di circa 6 cm e un diametro di 5 cm; ha forma emisferica a leggera concavità
    superomediale, e si trova nella fossa iliaca di destra (anche se la sua posizione può variare a causa di difetti
    di migrazione del cieco, normali nello sviluppo, che si trova inizialmente nella fossa iliaca di sinistra, poi
    sale nell’ipocondrio sinistro, poi si sposta in quella destro e infine scende nella fossa iliaca destra).
    Si presenta con la superficie ricoperta di gibbosità, tranne nella parte inferiore, che è liscia.
    Si distingue dal colon ascendente tramite una linea che internamente passa per la valvola ileocecale.
    Le tenie si distinguono in anteriore, mediale e posteriore.
    La valvola ileocecale è formata da due labbri, un labbro superiore e un labbro inferiore, che si uniscono ai
    lati formando le commessure della valvola, che proseguono nei frenuli; le labbra delimitano una fessura
    orizzontale, l’orifizio ileocecale; la valvola permette il libero afflusso del contenuto dell’ileo nel cieco e
    impedisce il reflusso, anche se la tenuta non è perfetta, soprattutto nel bambino.
    APPENDICE VERMIFORME
    È un condotto cilindrico allungato, molto sottile, che si immette nel cieco a livello dell’orifizio
    dell’appendice vermiforme. Ha una lunghezza di circa 8 cm e un calibro di circa 5 mm, anche se le
    dimensioni e la disposizione offrono grande variabilità. Nonostante questa variabilità, il punto in cui
    l’appendice si inserisce nel cieco è la stessa, e viene chiamato punto di McBurney (metà della linea che
    unisce al spina iliaca anteriore con l’ombelico) o punto di Lanz (un terzo della linea bisiliaca).
    La parete dell’appendice ha la stessa organizzazione delle altre parti del crasso, ma differisce per la
    abbondante presenta di tessuto linfoide che occupa tutta la tonaca propria e si organizza in linfonodi; altre
    differenze sono la mancanza di tessuto muscolare organizzato, come nelle tenie.
    Cieco e appendice sono completamente rivestiti da peritoneo, che può formare, per difetti di ripiegatura,
    delle fossette al di dietro del cieco, le fosse retrocecali (raramente causa di ernie retrocecali), quando la
    sierosa abbandona il cieco per continuare nel peritoneo parietale che tappezza la fossa iliaca, oppure delle
    fossette ileocecali (causa di ernie, in quanto le anse del tenue tendono a infilarsi nei recessi offertigli), che
    si formano nella zona di passaggio del peritoneo da ileo a cieco e colon ascendente (TAV. 264).
    L’appendice vermiforme è completamente avvolta da peritoneo che l’abbandona lungo il margine
    superomediale con una lamina a due foglietti, il mesenteriolo o mesoappendice, che si impianta sulla faccia
    mediale del cieco, e che contiene l’arteria appendicolare (TAV. 264).
    Colon Ascendente
    ANT: con la parete addominale e con anse del tenue mesenteriale;
    POST: muscoli quadrato dei lombi, trasverso dell’addome, iliaco e con la faccia anteriore del rene di
    destra;
    MED: muscolo psoas, l’uretere di destra e con le anse del tenue;
    SUP: fegato.
    Proiezione sulla superficie: sale verticalmente dall’altezza dell’ombelico 1 cm a destra della emiclaveare
    fino alla 10° costa.
    Il colon ascendente decorre quasi verticalmente, dal basso verso l’alto e dall’avanti all’indietro, dal cieco
    alla flessure destra del colon.
    Ha una lunghezza di circa 15 cm ed è coperto da peritoneo nella parte anteriore, mediale e laterale; le tenie
    sono anteriore, postero-laterale e postero-mediale.
    Esso parte in basso nella fossa iliaca, sale a contatto lateralmente con la parete addominale laterale,
    delimitando uno spazio parietocolico destro.
    Flessura destra del Colon
    SUP: lobo destro del fegato
    POST: rene destro e parte ascendente del colon.
    Proiezione sulla superficie: dalla 10° alla 9° costa, 1 cm a destra della emiclaveare.
    Si trova nell’ipocondrio destro e fa seguito al colon ascendente e termina nel colon trasverso, volgendo in
    avanti, in basso e medialmente. Piuttosto fissa nella sua posizione grazie al peritoneo che la avvolge
    completamente e a numerosi legamenti, fra cui il legamento epatocolico, il legamento colecistocolico e il
    legamento frenocolico di destra
    Colon Trasverso
    ANT: grande omento (che prende origine sulla linea media della faccia anteriore) e con la parete
    addominale anteriore, POST: faccia anteriore del rene destro, con la parte discendente del duodeno, con la
    testa del pancreas e con la faccia anteriore del rene sinistro;
    SUP: faccia inferiore del lobo destro del fegato, con la cistifellea e con la grande curvatura dello stomaco,
    al quale è connesso attraverso il legamento gastrocolico.
    Proiezione sulla superficie: dalla flessura destra forma una concavità superiore che raggiunge il limite fra
    3L e 4L per poi risalire fino alla 8° costa sinistra leggermente a sinistra della emiclaveare.
    È compreso tra le due flessure, ha una lunghezza di circa 20-25 cm e ha concavità superiore; ha inizio
    nell’ipocondrio di destra, scende nella regione mesogastrica per poi risalire nell’ipocondrio sinistro.
    È completamente avvolto dal peritoneo e fissato alla porzione posteriore del diaframma da una ripiegatura
    della sierosa, il mesocolon trasverso, che divide la cavità peritoneale in un piano sovramesocolico e uno
    sottomesocolico.
    Le tenie si distinguono inferiore, posterosuperiore e posteroinferiore.
    Flessura sinistra del Colon
    ANT: corpo dello stomaco
    POST: rene
    LAT/SUP: milza
    Proiezione sulla superficie: dalla 8° alla 7° costa a sinistra della emiclaveare, poi ripiega e ridiscende alla
    8° costa dove si continua nel colon discendente.
    La flessura di sinistra che generalmente si trova più in alto della destra) è mantenuta nella sua posizione del
    legamento frenocolico di sinistra, il quale forma anche un sostegno per la milza.
    Colon Discendente
    ANT: anse intestinali
    POST: diaframma e con i muscoli quadrato dei lombi e trasverso dell’addome
    LAT: parete addominale laterale, con cui forma lo spazio parietocolico di sinistra
    MED: rene sinistro e le anse del tenue.
    Proiezione sulla superficie: è simmetrico al colon ascendente, cioè dalla 8° costa scende verticalmente
    fino alla fossa iliaca sinistra, 1 cm a sinistra della emiclaveare.
    Fa seguito alla flessura sinistra e si porta fino alla fossa iliaca di sinistra, dove continua nel colon
    ileopelvico; scende verso il basso con una leggera concavità mediale ed il peritoneo lo avvolge in maniera
    simile alla porzione ascendente, cioè manca nella parte posteriore.
    ANT: anse intestinali, POST: diaframma e con i muscoli quadrato dei lombi e trasverso dell’addome, LAT:
    parete addominale laterale, con cui forma lo spazio parietocolico di sinistra, MED: rene sinistro e le anse
    del tenue.
    Le arterie per il cieco e l’appendice sono l’arteria ileocolica e l’arteria appendicolare; per il colon
    provengono dalla mesenterica superiore e dalla mesenterica inferiore.
    Le vene fanno capo alle mesenteriche superiori e inferiori.
    I linfatici vanno ai linfonodi mesocolici.
    I nervi derivano dai plessi mesenterici superiore e inferiore.
    Colon Ileopelvico
    Il colon ileopelvico consta di due parti: una parte iliaca, a concavità superomediale, situata nella fossa
    iliaca di sinistra, a contatto ANT/MED/LAT: anse del tenue, POST: muscoli psoas e iliaco ed è rivestito
    nella sua parte inferiore dal peritoneo della fossa iliaca; una parte pelvica, la quale si porta medialmente e
    indietro, fino ad aderire alla 3° vertebra sacrale, punto in cui forma una curva che si dirige verso il basso, e
    prosegue nel retto (TAV. 267).
    Proiezione sulla superficie: si porta dalla fossa iliaca sinistra all’altezza della spina iliaca anterosuperiore
    fino all’eminenza ileo-pubica, dove diventa colon retto.
    Le tenie si riducono a due, anteriore e posteriore, per poi scomparire a livello del retto in cui si perdono
    nella muscolatura longitudinale del retto stesso.
    Il colon pelvico entra in contatto SUP: anse del tenue, ANT: vescica nel maschio e l’utero e i legamenti
    larghi nella femmina, POST: col sacro e LAT/SX: con l’uretere e i vasi genitali.
    Intestino Retto
    POST: spazio retrorettale (connettivo che contiene la sacrale mediana e lo separa da ultime tre vertebre
    sacrali e coccige)
    ANT: prostata e vescichette seminali nel maschio e utero nella donna
    LAT: fosse laterorettali
    Proiezione sulla superficie: dalla fine del colon pelvico si porta in alto e verso destra fino ad arrivare
    all’altezza della linea bisiliaca in corrispondenza della linea spondiloidea (perfettamente in linea con la
    colonna) per poi scendere verticalmente nella pelvi fino allo sbocco nell’ano.
    Ha un decorso di circa 15 cm, che parte dal colon pelvico e termina con l’orifizio anale; la prima parte, che
    si trova nella pelvi, è larga, e prende anche il nome di ampolla rettale; la seconda parte, che si trova nel
    perineo, è più ristretta, ed è detta canale anale; il limite fra le due parti è dato dal muscolo elevatore
    dell’ano (TAV. 267 e TAV. 369).
    Il retto presenta una prima curvatura a convessità posteriore, detta curva sacrale, a livello dell’osso sacro, e
    una seconda curva, a convessità anteriore, detta curva perineale, a livello del coccige; presenta inoltre due
    curvature laterali, che scompaiono con l’organo disteso.
    Il peritoneo avvolge solo la parte superiore della faccia anteriore (cavo rettouterino o rettovescicale) e parte
    delle facce laterali, mentre sono prive di rivestimento la faccia posteriore e parte delle laterali.
    La superficie del retto presenta dei solchi trasversali, due a sinistra e uno a destra, che corrispondono
    internamente a ripiegature simili alle pieghe semilunari del colon.
    Tra intestino retto e la parete anteriore della porzione sacrococcigea della colonna si trova del tessuto
    adiposo, nel cui contesto si rileva l’arteria sacrale media.
    I mezzi di fissità del retto sono dati dal peritoneo, dalla fascia pelvica dal muscolo elevatore dell’ano.
    La superficie interna del retto presenta delle pieghe longitudinali, che scompaiono con la distensione
    dell’organo, e delle pieghe trasversali, corrispondenti ai solchi esterni, che si trovano a distanza di circa 6
    cm dall’orifizio anale.
    Circa 2 cm al di sopra dell’orifizio anale si trovano le colonne rettali, dei sollevamenti della mucosa, che
    hanno lunghezza di circa 1 cm verso l’alto; tra le basi delle colonne rettali si trovano delle pieghe
    trasversali denominate valvole semilunari; ciascuna valvola descrive una tasca che prende il nome di seno
    rettale.
    Al di sotto delle colonne e delle valvole si trova una zona increspata da pieghe radiali che prende il nome di
    anello emorroidale.
    L’orifizio anale presenta due labbri, uno destro e uno sinistro, che si uniscono nelle commessure e che
    delimitano un foro assai ristretto, che, dilatato, assume contorno circolare; vi si trovano peli nel maschio, e
    presenta un ricco corredo di ghiandole sudoripare, dette ghiandole circumanali.
    Le arterie sono la rettale superiore, media e inferiore e rami minori della sacrale media.
    Le vene sono le rettali superiore, media e inferiore che drenano il plesso emorroidale.
    I linfatici vanno ai linfonodi anorettali e ipogastrici.
    I nervi provengono dai plessi mesenterico superiore, pelvico e pudendo.
    Fegato
    ANT: parete addominale
    POST/SX: fondo dello stomaco e milza
    POST/DX: duodeno, rene e surrene destro
    INF: cistifellea, flessura destra del colon
    SUP: diaframma
    Proiezione sulla superficie: superiormente segue il profilo della cupola diaframmatica (4° spazio
    intercostale sulla emiclaveare, 7° spazio intercostale sulla ascellare media, 8° spazio intercostale sulla
    angoloscapolare, 9° spazio intercostale sulla paravertebrale); il margine antero-inferiore è una linea che
    dalla 9°-10° costa sulla emiclaveare risale in alto e a sinistra fino all’8° cartilagine costale sinistra circa 2
    cm a sinistra della marginosternale; l’estremità sinistra del fegato si trova sulla 5° costa di sinistra a 3 cm
    circa dalla marginosternale.
    Il fegato è il più voluminoso dei visceri; esso ha principalmente due funzioni, una di tipo esocrino, in
    quanto produce un secreto, la bile, che viene immessa nel duodeno attraverso le vie biliari e che ha
    principalmente una funzione lipolitica, e una di tipo regolativo per l’omeostasi ematica, in quanto riceve il
    sangue refluo dalla milza e dall’intestino, tenue e crasso, e funziona come un deposito dei metaboliti.
    Il fegato si trova a contatto con il diaframma superiormente, che lo separa dal cuore e dai polmoni, lo
    stomaco e il colon trasverso inferiormente, e le ultime vertebre toraciche, alle quali si appoggia,
    posteriormente.
    Il suo diametro trasverso è di 27 cm, quello anteroposteriore è di 16 cm, l’altezza di circa 8 cm nella parte
    del lobo destro. Ha forma di un ovoide a cui è stata asportata una parte con un taglio che va dall’alto verso
    il basso e dal dietro all’avanti e da sinistra verso destra; ha consistenza piuttosto dura, anche se si lascia
    facilmente deprimere dagli organi con cui è a contatto; ha un peso medio di 1500 gr, a cui va aggiunto
    quello del sangue che vi circola, di circa 800 gr.
    La faccia diaframmatica, o anterosuperiore, è liscia e presenta il legamento coronario, riflessione del
    peritoneo e il solco sagittale superiore, che divide il fegato in un lobo sinistro e uno destro, e che
    rappresenta il punto in cui prende origine il legamento falciforme.
    La superficie del lobo destro è più estesa, e presenta dei solchi di lunghezza variabile, orientati in senso
    anteroposteriore, le impressioni diaframmatiche; più in basso, lateralmente, si trovano delle impronte che
    hanno anch’esse senso anteroposteriore, le impronte costali. La superficie del lobo sinistro è meno estesa, e
    presenta l’impronta cardiaca.
    La faccia viscerale, o posteroinferiore, risulta leggermente concava e orientata verso il basso, il dietro e
    sinistra; risulta caratterizzata da tre solchi, il solco sagittale destro, il solco sagittale sinistro e il solco
    trasverso (che rappresenta l’ilo del fegato) e dalla presenza di diverse impressioni lasciate da vari organi.
    Il solco sagittale destro è costituito da una parte anteriore, in cui si trova una depressione, la fossa cistica,
    che accoglie la cistifellea e che si spinge al limite con il margine anteriore del fegato, e una parte posteriore,
    in cui si trova la fossa della vena cava; le due fosse sono separate da un prolungamento del lobo caudato, il
    tubercolo caudato.
    Il solco sagittale sinistro è anch’esso delimitato in due parti, una anteriore, che contiene il legamento
    rotondo, e una posteriore in cui è presente il legamento venoso.
    Il solco trasverso, ilo del fegato, è più prossimo alla parte faccia posteriore di quella anteriore, e presenta
    tutti i principali vasi, linfatici e nervi epatici.
    Questi solchi permettono di identificare un lobo destro, a destra del solco sagittale destro, un lobo sinistro,
    a sinistra del solco sagittale sinistro, e un lobo caudato, posteriore, e un lobo quadrato, anteriore, interposti
    fra i due solchi sagittali e divisi fra loro dal solco trasverso.
    Il lobo sinistro è caratterizzato da un’impronta colica, anteriore e da un’impronta renale, posteriore; il lobo
    sinistro, invece, da un’impronta gastrica.
    La faccia posteriore si mette in rapporto con la colonna vertebrale, e subisce l’impronta delle 9T-10T-11T,
    nonché l’impronta della vena cava inferiore, dell’aorta e dell’esofago.
    Il margine anteroinferiore due incisure che corrispondono alle estremità dei solchi sagittali sinistro,
    incisura del legamento ombelicale, e destro, incisura cistica.
    Il fegato è mantenuto nella sua posizione dalla vena cava inferiore, che da un lato aderisce all’orifizio
    addominale e dall’altro al parenchima epatico del tratto posteriore del solco sagittale destro, e dai legamenti
    peritoneali, che sono:
    il LEGAMENTO CORONARIO è in vero e proprio legamento sospensore che si fissa, con decorso
    trasversale, dalla faccia inferiore del diaframma a quella posterosuperiore del fegato; consta di due foglietti
    è piuttosto brevi, di cui quello superiore è separato a metà dal legamento falciforme;
    il LEGAMENTO FALCIFORME si estende dalla faccia diaframmatica a quella viscerale del fegato, in
    corrispondenza del solco sagittale sinistro; non può essere considerato come un vero legamento sospensore,
    in quanto, data la pressione addominale positiva che spinge il fegato contro il diaframma, il legamento non
    è praticamente mai teso;
    i LEGAMENTI TRIANGOLARI derivano dall’accollamento dei due foglietti del legamento coronario ai
    lati del fegato, in corrispondenza delle estremità destra e sinistra;
    il PICCOLO OMENTO è una dipendenza del peritoneo che parte dalla piccola curvatura dello stomaco e si
    unisce al solco trasverso della faccia inferiore del fegato; è diviso in due parti, un legamento
    epatoduodenale e il legamento epatogastrico (i cui due foglietti che lo costituiscono sono strettamente
    accollati e lasciano passare al loro interno linfatici e nervi);
    esistono poi infine il LEGAMENTO EPATOCOLICO e il LEGAMENTO EPATORENALE, entrambi
    destri.
    Il fegato, visto in sezione, presenta un numero elevato di aree dal contorno poligonale dato da un esile
    strato di connettivo proveniente dalla capsula fibrosa epatica; ricostruiti nelle tre dimensioni, queste aree,
    dette lobuli epatici, hanno la forma di piramidi poligonali ad apice tronco, con diametro di circa 1 mm e
    altezza di circa 1,5 mm.
    In base alle delimitazioni territoriali, si distinguono vari tipi di lobuli epatici. Essi sono:
    LOBULO CLASSICO
    Ogni lobulo risulta costituito di un a serie di lamine cellulari con disposizione radiale, dalla periferia al
    centro; queste lamine delimitano un sistema labirintico di spazi irregolari in cui sono contenuti dei capillari
    a decorso tortuoso, i sinusoidi; questi capillari, formati da endotelio fenestrato e discontinuo per la presenza
    di elemento fagocitari, quindi facilmente attraversabili dal plasma che viene così a diretto contatto con gli
    epatociti, favorendo lo scambio di metaboliti, si anastomizzano riccamente fra loro, formando una rete
    intralobulare; tutti i sinusoidi sboccano in un vaso sanguigno che si trova ad occupare l’asse del lobulo,
    detto vena centrolobulare; il sangue che circola nelle ramificazioni dell’arteria epatica e della vena porta
    viene convogliato nella rete sinusoidale, e da qui nella vena centrolobulare; le vene centrolobulari
    confluiscono nelle vene sottolobulari, che a loro volta sboccano nelle vene epatiche, emissarie della vena
    cava inferiore.
    Gli spazi dove tre o più lobuli classici vengono a contatto fra loro si presenta come una zona in cui il
    connettivo è piuttosto spesso, e sono detti spazi portali.
    LOBULO PORTALE
    Dal momento che nell’uomo, al contrario che in alcuni animali, i limiti fra due lobuli classici possono non
    essere molto evidenti, si è deciso ci individuare un altro tipo di unità epatica, il lobulo portale, il quale è
    delimitato da linee immaginarie che uniscono fra loro tre vene centrolobulari; l’area che così si delimita,
    d’aspetto triangolare, pone l’accento sulla funzione esocrina del fegato.
    ACINO EPATICO
    Né il lobulo classico né il lobulo portale rappresentano, però, l’unità del minima capace di autonomia
    funzionale, la quale è invece rappresentata dall’acino epatico, una zona di parenchima di forma pressoché
    romboide, con limiti che uniscono due spazi portali e due vene centrolobulari; queste zone non sono
    facilmente delimitabili dal punto di vista anatomico.
    Le cellule epatiche, o epatociti, sono elementi di forma poliedrica del diametro di circa 5 micron; le
    superfici degli epatociti rivolte verso i sinusoidi sono provviste di piccole vescicole di pinocitosi e di corti
    ma numerosi microvilli.
    In condizioni normali nessuna comunicazione è possibile tra il polo biliare e la polo vascolare
    dell’epatocita, per cui superfici adiacenti possono svolgere compiti diversi contemporaneamente: solo in
    condizioni patologiche (ittero da stasi) gli spazi di Disse (quegli spazi in cui ha libero accesso il plasma
    attraverso l’endotelio fenestrato e che contiene i prodotti che l’epatocita rilascia dal suo versante vascolare,
    cioè glucoso, proteine e lipoproteine) e i capillari biliari possono essere molto dilatati, per cui la bile
    raggiunge facilmente il circolo sinusoidale. In complesso la superficie cellulare che volge verso il versante
    vascolare è maggiore di quella che si affaccia sui dotti biliari, e questo in rapporto al maggior impegno
    della cellula nei confronti del sistema vascolare (assorbimento e secrezione) rispetto a quello del sistema
    biliare secrezione di bile).
    I lipidi che gli epatociti assorbono dal sangue viene usato per la produzione del colesterolo; a livello delle
    cellule epatiche si ha inoltre la demolizione di alcuni tipi di farmaci, come i barbiturici, e la produzione di
    proteine riversate nel circolo, come albumina e fibrinogeno.
    Il sangue raggiunge il fegato attraverso due tragitti, uno della arteria epatica e l’altro della vena porta, e lo
    lascia attraverso le vene epatiche.
    La distribuzione intraepatica della vena porta è piuttosto costante, e permette di dividere il fegato in
    segmenti, quattro nel lobo destro e tre nel lobo sinistro, che hanno importanza pratica, in quanto permettono
    di eseguire epatectomie parziali.
    Le arterie sono l’arteria epatica e la vena porta, che entrano nel fegato attraverso l’ilo e si suddividono
    all’interno del parenchima in rami che vanno a irrorare le diverse parti dell’organo, come il lobo caudato,
    quello quadrato etc.
    Le vene sono la vena epatica destra, quella mediana e quella di sinistra, che sfociano nella vena cava
    inferiore.
    I linfatici possono essere superficiali, che si scaricano nei linfonodi sopradiaframmatici o in quelli dell’ilo,
    e si trovano anche dei linfatici profondi che, seguendo il decorso dei dotti biliari e dei vasi sanguiferi,
    possono raggiungere i linfonodi ilari o quelli sopradiaframmatici.
    I nervi formano un plesso epatico anteriore (costituito, fra l’altro, dal nervo gastroepatico, originato dal
    vago di sinistra) e un plesso epatico posteriore (costituito, fra l’altro, da 2-3 rami che originano dal vago di
    destra).
    Vie biliari intraepatiche
    La bile viene secreta dagli epatociti e riversata nei capillari biliari che, a livello del lobulo epatico, formano
    una rete labirintica tridimensionale (TAV. 275); la bile attraversa la rete canalicolare e si riversa, alla
    periferia del lobulo, in sottilissimi condottini, i colangioli, i quali continuano con i canalicoli biliari
    interlobulari; la bile confluisce in canali di diametro sempre maggiore, fino a riversarsi nei due grossi
    condotti intraepatici destro e sinistro.
    Vie Biliari Extraepatiche
    Sono rappresentate dal dotto epatico destro e dotto epatico sinistro, ciascuno risultato dalla fusione di due
    o tre canali biliari intraepatici, che confluiscono in corrispondenza dell’ilo epatico per dare origine al dotto
    epatico comune, di circa 2-3 cm di lunghezza e 5 mm di calibro, nel quale va a confluire il dotto cistico
    proveniente dalla cistifellea; da questa confluenza ha origine il dotto coledoco.
    Il dotto coledoco, che ha una lunghezza media di 7 cm e un diametro di 5 mm, origina per confluenza del
    dotto epatico comune e dotto cistico, attraversa il legamento epatoduodenale, si porta dietro la testa del
    pancreas e sbocca nella porzione discendente del duodeno, attraverso la papilla duodenale maggiore. Vi si
    possono individuare una parte sopraduodenale, che decorre all’interno del legamento epatoduodenale, una
    parte retroduodenale, che va dal margine posteriore della prima porzione del duodeno alla testa del
    pancreas, una parte pancreatica, che decorre dietro la testa del pancreas, e una parte terminale o
    intramurale, che decorre nello spessore del duodeno. La parte terminale del coledoco, che si addossa al
    dotto pancreatico maggiore, è provvista di un sistema muscolare particolare, in cui le fibrocellule
    costituiscono un complesso sfinterico, lo sfintere di Oddi
    Le arterie sono rami dell’arteria epatica.
    Le vene sono affluenti della vena porta.
    I linfatici sono tributari di linfonodi scaglionati lungo il coledoco e, superiormente, i linfonodi dell’ilo
    epatico.
    I nervi costituiscono un plesso coledocico in continuità con quello delle altre porzioni delle vie biliari
    (plesso peribiliare).
    Cistifellea e Dotto cistico
    SUP: fegato
    INF: faccia anteriore della seconda porzione del duodeno, colon trasverso
    Proiezione sulla superficie: si trova subito a sinistra del punto in cui la 9° cartilagine costale si inserisce
    sull’8° costa.
    La cistifellea o colecisti è un serbatoio piriforme annesso alle vie biliari che si trova ad occupare la fossa
    cistica nella parte inferiore del fegato.
    Ha una lunghezza di circa 8 cm, una larghezza di circa 3 cm ed è in grado di contenere 80 ml di bile; vi si
    distinguono un fondo, che deborda dal margine posteriore del fegato ed è rivestito di peritoneo, un corpo,
    adagiato nella fossa cistica a cui aderisce tramite connettivo, e un collo, il quale ha un profilo tortuoso e
    termina nel dotto cistico.
    Nella cistifellea la bile si riduce di volume per riassorbimento attivo di ioni (mediato da pompe Na-Cl) e di
    acqua.
    Il dotto cistico ha una lunghezza molto variabile, in genere di 4 cm, e si estende dal collo della cistifellea
    fino all’incontro con il dotto epatico comune; è compreso nel legamento epatoduodenale. La mucosa ha la
    caratteristica di essere sollevata in una piega spiraliforme, denominata valvola spirale.
    Le arterie sono la arteria cistica e suoi rami.
    Le vene si gettano nella vena porta.
    I linfatici fanno capo ai linfonodi ilari del fegato.
    I nervi provengono dal plesso epatico.
    Bile
    La bile è un liquido secreto dagli epatociti che si riversa nei capillari biliari e da qui raggiunge il duodeno.
    essa viene modificata durante il suo tragitto e all’interno della cistifellea per fenomeni di secrezione e di
    assorbimento.
    Essa ha due funzioni: a livello intestinale, facilita la digestione dei lipidi, mantiene il trofismo della mucosa
    e contribuisce alla funzione difensiva grazie al suo contenuto di igA; a livello sistemico, la bile contribuisce
    all’eliminazione dei cataboliti endogeni e d esogeni (come farmaci) ed è fondamentale per il metabolismo
    del colesterolo.
    Pancreas
    Proiezione sulla superficie: la testa del pancreas è situata nell’ansa formata dal duodeno, quindi a destra
    della L2, per poi salire obliquamente verso sinistra fino all’altezza della 7° costa (o della L1) dove si trova
    la coda.
    Il pancreas è una voluminosa ghiandola annessa all’apparato digerente, che consta di una parte a secrezione
    interna o endocrina (isole del Langerhans) e una parte a secrezione esterna o esocrina la quale, tramite due
    dotti escretori, principale e accessorio, riversa il suo secreto all’interno del duodeno.
    Il pancreas misura circa 20 cm di lunghezza, 4 cm di altezza e 2 cm di spessore, ha consistenza friabile e
    colorito roseo o grigiastro quando è in fase di intensa attività secretiva.
    Il pancreas si trova al davanti dei corpi delle prime due vertebre lombari e consta di tre parti: una testa,
    accolta nella concavità dell’ansa duodenale, di dimensioni 6x3x2 cm, che presenta un prolungamento in
    corrispondenza dell’estremo inferomediale, detto processo uncinato (TAVV. 256-279) e che risulta in
    contatto POST: con il tratto terminale del dotto coledoco, che vi lascia una profonda impronta, con la
    lamina di Treitz, con la vena cava inferiore, con i corpi delle 2L e 3L, con il pilastro destro del diaframma,
    con il peduncolo renale; un corpo (separato della testa da una parte ristretta, l’istmo) avvolto dal peritoneo
    parietale posteriore, si mette in rapporto ANT: con la faccia posteriore dello stomaco; una coda, che
    presenta forma ed estensione piuttosto variabili, potendo presentarsi come allungata e assottigliata o come
    tozza e ingrossata e si mette in rapporto LAT: con la milza e l’arteria lienale, e POST: con il rene sinistro.
    Il pancreas è mantenuto stabile nella sua posizione dal duodeno, che ne accoglie la testa, dal peritoneo
    parietale posteriore che lo riveste e dal legamento pacreaticolienale che ne fissa la coda all’ilo della milza.
    La parte esocrina del pancreas ha il compito di produrre il succo pancreatico, indispensabile per la
    digestione, il quale risulta composto da enzimi proteolitici (tripsina e chimotripsina), gliocolitici (amilasi),
    lipolitici (lipasi), a cui si aggiungono ribonucleasi e desossiribonucleasi per glia acidi nucleici. La strutture
    risulta simile a quella della ghiandola parotide, cioè acinosa composta a secrezione sierosa; risulta
    suddivisa in lobuli da esili sepimenti connettivali che prendono origine dalla capsula che avvolge l’organo.
    Il secreto si trova sotto forma di granuli di zimogeno all’interno delle cellule pancreatiche, e viene poi
    secreto per esocitosi nel lume dell’acino; dai condottini intralobulari il secreto si getta nei condotti
    interlobulari che, a loro volta, sboccano nei due grossi dotti pancreatici, il dotto pancreatico principale e il
    dotto pancreatico accessorio.
    L’azione secernente del pancreas è continua, ma si svolge a un livello modesto; essa aumenta però
    considerevolmente sotto lo stimolo neuroendocrino della secretina e della pancreozimina, prodotti nel
    duodeno che raggiungono il pancreas per via ematica.
    Le arterie del pancreas provengono dall’arteria epatica, dall’arteria lienale e dall’arteria mesenterica
    superiore.
    Le vene sono tributarie della vena porta.
    I linfatici sono tributari dei linfonodi pancreaticoduodenali anteriori, della catena linfonodale dell’arteria
    lienale e della catena della mesenterica superiore e infine dei linfonodi posti all’ilo della milza.
    I nervi derivano dal plesso celiaco.
    PERITONEO
    Il peritoneo è la sierosa con la maggiore estensione nel corpo umano (1700 cm quadrati) e riveste le pareti
    dell’addome e, in parte, quelle della pelvi, andando ad avvolgere, più o meno completamente la superficie
    degli organi ivi contenuti.
    La membrana peritoneale si divide in una lamina parietale (0,1 mm di spessore), che si dispone sulle pareti
    della cavità addominopelvica, e una lamina viscerale (0,05 mm di spessore), che avvolge gli organi.
    Il foglietto parietale e quello viscerale sono tra loro in continuità attraverso formazioni denominate mesi,
    legamenti ed epiploon (o omenti) i quali si portano ai visceri e risultano formati dall’accollamento di due
    foglietti e che spesso contengono al loro interno i vasi e i nervi che raggiungono i visceri.
    La lamina viscerale delimita degli spazi o logge (loggia renale, loggia splenica) in cui sono contenuti gli
    organi.
    Gli organi hanno diverse relazioni con il peritoneo: alcuni sono infatti avvolti dai mesi e sono perciò
    piuttosto mobili, come il colon trasverso; altri invece si trovano tra la parete addominale e la lamina
    parietale e sono perciò piuttosto fissi nella loro posizione, come i reni.
    La disposizione del peritoneo nella cavità addominopelvica permette di distinguere varie cavità: la cavità
    peritoneale, compresa entro il rivestimento dato dal foglietto parietale, uno spazio retroperitoneale, posto
    tra il foglietto parietale posteriore e la parete addominopelvica posteriore; uno spazio sottoperitoneale, al di
    sotto del foglietto parietale inferiore, tra questo e il pavimento pelvico.
    Sollevando il grande omento si osserva un vasto setto trasversale costituito dal mesocolon trasverso, grazie
    al quale la cavità viscerale può essere suddiviso in uno spazio sovramesocolico ed uno sottomesocolico;
    sotto allo spazio sottomesocolico si trova un mesocolon ileopelvico che separa lo spazio sottomesocolico
    dal sottostante piano pelvico.
    Il MESOCOLON TRASVERSO è un’ampia piega del peritoneo che unisce il colon trasverso alla parete
    posteriore dell’addome. La sua linea di attacco sulla parete addominale posteriore risulta tesa fra i due
    margini laterali dei reni ed è oblique da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto.
    A destra questa linea interessa il terzo inferiore del rene e d incontra inoltre il la porzione discendente del
    duodeno; a sinistra invece interessa il terzo medio e quello superiore del rene. Da ciò ne deriva che il
    duodeno e il pancreas si trovano, con la loro parte superiore, nello spazio sovramesocolico, mentre, con la
    loro parte inferiore, nello spazio sottomesocolico. Ai suoi due estremi laterali la linea di attacco del
    mesocolon trasverso piega in basso per continuare nel peritoneo che ricopre il colon ascendente e
    discendente.
    Tra le due lamine che compongono il mesocolon trasverso decorrono i vasi e i nervi che irrorano ed
    innervano il colon trasverso.
    La lamina superiore del mesocolon proviene dal fegato e dopo aver aderito alla faccia anteriore del
    pancreas si porta fino alla faccia superiore del colon trasverso, mentre la lamina inferiore proviene dal
    peritoneo parietale posteriore.


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