Gli emisferi del pianeta come gli emisferi del cervello

Gli emisferi del pianeta come gli emisferi del cervello

Pitagora: la prima sintesi tra scienza occidentale e spiritualità orientale

estratto da: Philosophia Perennis di Bhagwan Shree Rajneesh

In tutto il mondo si tramandano parabole, racconti di un diluvio universale. Questi racconti si ricollegano alla fine di Atlantide. Tutte queste storie – cristiane, ebree, hindù – parlano di un diluvio universale che in passato distrusse pressoché l’intera civiltà. Si salvarono solo alcuni iniziati, pochi adepti. Noè fu uno di questi, un grande maestro, e la sua arca è solo un simbolo.

Qualcuno sfuggì a questa calamità e con lui si salvarono tutti i segreti scoperti da quella civiltà. Questi segreti vennero raccolti ad Alessandria.

Pitagora visse per anni ad Alessandria. Studiò e fu iniziato alle scuole mistiche in Egitto, in particolare a quella di Ermete. Poi si spostò in India dove fu iniziato a tutti i segreti scoperti dai brahmini, a tutto ciò che l’India aveva scoperto rispetto al mondo interiore dell’uomo.

Visse inIndia, poi viaggiò in Tibet e infine raggiunse la Cina. Quelli erano i confini del Mondo a quei tempi. Pitagora viaggiò, fu un ricercatore, un pellegrino, un filosofo per tutta la sua vita. Filosofia nel vero senso della parola: amore per la saggezza. Fu un amante, un filosofo non nel senso moderno, ma in quello antico del termine. Perché un amante non si può limitare alla speculazione, non può limitarsi a pensare alla verità: un amante deve cercare, rischiarsi, muoversi nell’avventura.

Era greco, ed era stato allevato nella logica, il punto di vista scientifico proprio dei Greci; si trasferì in Oriente, apprese le vie dell’intuizione. Infine imparò come essere un mistico. Per sua natura era un grande matematico: per un matematico diventare un mistico è una rivoluzione, si tratta dei poli opposti.

L’Occidente rappresenta la mente maschile, l’intelletto e la sua aggressività. L’Oriente rappresenta la mente femminile, l’intuizione e la sua recettività.

L’Oriente e l’Occidente non sono fatti arbitrari: si tratta di una divisione molto profonda e significativa. Non dovreste dimenticarvi Rudyard Kipling: ciò che disse è significativo, ha un senso profondo. Disse che l’Oriente e l’Occidente non si sarebbero mai incontrati. In questa affermazione è nascosto un frammento di verità, perché questo incontro sembra impossibile; la loro conformazione è diametralmente opposta.

L’Occidente è aggressivo, scientifico, pronto a conquistare la natura. L’Oriente è non-aggressivo, ricettivo, disposto a lasciarsi conquistare dalla natura. L’Occidente è avido di sapere. L’Oriente è paziente. L’Occidente fa ogni sforzo possibile per raggiungere i misteri della vita e dell’esistenza: cerca di aprire qualsiasi porta. E l’Oriente si limita ad aspettare con profonda fiducia: “Allorché ne sarò degno la vita si rivelerà a me”. L’Occidente è concentrazione della mente: l’Oriente è meditazione della mente. L’Occidente è la mente: l’Oriente è non-mente. E Kipling sembra aver ragione dal punto di vista logico: sembra impossibile che l’Oriente e l’Occidente si possano mai incontrare.

E “Oriente e Occidente” non solo simbolizzano il pianeta terra diviso in due emisferi: rappresentano la tua mente, il tuo cervello. Anche il tuo cervello è diviso in due emisferi, proprio come la Terra. Il tuo cervello ha in sé una parte d’Oriente ed una parte d’Occidente. L’emisfero cerebrale sinistro rappresenta l’Occidente, ed è collegato alla mano destra; mentre l’emisfero cerebrale destro rappresenta l’Oriente, ed è collegato alla mano sinistra. L’Occidente è destrorso. L’Oriente è sinistrorso. Questi due processi sono completamente diversi tra loro. L’emisfero sinistro del cervello è calcolatore, logico, connesso alla funzione cognitiva, da qui viene prodotta ogni scienza. Mentre l’emisfero destro del cervello è un poeta, un mistico, intuisce, sente, è vago, nebuloso, oscuro, niente affatto chiaro: tutto esiste in una sorta di caos, ma quel caos possiede una sua bellezza, è un caos molto ricco: ha in sé una poesia e un canto immensi.

La mente calcolatrice è un fenomeno simile al deserto, mentre la mente non-calcolatrice è un giardino ricco di uccelli che cantano e di fiori in boccio… sono mondi completamente diversi.

Pitagora fu il primo uomo a tentare l’impossibile, e ci riuscì! In lui Oriente ed Occidente si fusero insieme. In lui lo Yin e lo yang divennero un’unità. In lui il maschile e il femminile si fusero insieme. Pitagora era un Arhanarishwar: una totale unità di polarità opposte, Shiva e Shakti riuniti.Un intelletto di altissimo livello e di intuizione profondissima. Pitagora è una vetta, una vetta alta nel cielo, ed è anche una valle, profonda ed oscura: è un fenomeno rarissimo.

Animus e anima – dall’antico taoismo alla psicologia junghiana

L’antica tradizione taoista parla della dualità del Tao formata dai due opposti: Yang (l’aspetto luminoso-attivo-maschile) e Yin (l’aspetto oscuro-passivo-femminile). La luce polare (Yang) e l’oscurità polare (Yin) corrispondono negli individui umani a due elementi energetico/psichici chiamati Hun e P’o. Hun, l’elemento Yang, è strettamente correlato alla coscienza nel suo aspetto luminoso e vitale, si dice risieda nel “cuore celeste” (il centro del cervello), di giorno alberghi negli occhi e di notte sogni nel fegato. P’o, l’aspetto Yin, è correlato all’inconscio, all’aspetto oscuro e istintuale, all’abbandonarsi al corpo. Nel “mistero del fiored’oro” questi due aspetti vengono fatti circolare insieme e infine fusi tra loro, creando l’essere umano totale e liberato.

Il mistero del fiore d’oro, è un prezioso testo cinese che viene fatto risalire al patriarca spirituale Lü Tsu, nato nel 755 d.C. e vissuto a cavallo tra l’ottavo e il nono secolo.

L’importanza di questo testo sta nella sua molteplice origine mistico filosofica e nell’armonica fusione di queste radici in un’unica visione sincretistico-unitaria. Lü Tsu si ritiene essere un anello della catena di maestri illuminati che discende da Lao Tzu passando per Kuan Yin-hsi, il “maestro del passo” per il quale la leggenda vuole che Lao Tzu avesse scritto il suo Tao Tê Ching. Su questa base taoista si fondono evidenti elementi di buddhismo mahayana e di confucianesimo e, in misura alquanto minore, tracce della religione persiana di Zoroastro e di cristianesimo nestoriano, che era tenuta in grande considerazione nella Cina di quei giorni.

Una ristampa di questo libro fatta a Pechino nel 1920, arrivò al famoso sinologo tedesco Richard Wilhelm che lo tradusse, facendone scrivere una lunga introduzione all’amico Carl Gustav Jung.

Nella concezione cinese il Tao (il Tutto, l’intera esistenza materiale/spirituale) si manifesta nel suo armonico alternarsi e polarizzarsi tra Yang e Yin. I due aspetti nell’uomo comune sono separati e in costante antagonismo, ma essi possono essere fusi e unificati attraverso la meditazione della “circolazione della luce” che permette alla coscienza luminosa di Hun di penetrare nel vasto inconscio degli istinti e delle passioni “oscure” e di creare cosìil germe dell’illuminazione interiore.

Wilhelm e Jung tradussero i termini Hun e P’o con Animus e Anima, creando una prima profonda connessione tra pensiero orientale e occidentale.

I concetti di Animus e Anima sono uno dei cardini fondamentali nella psicologia junghiana. Jung studiava e ricostruiva gli archetipi, le immagini simboliche presenti in tutte le culture antiche e moderne, le strutture mentali che formano i centri di gravità su cui ruotano tutti i miti e le cosmologie. Non potevano certo mancare le rappresentazioni di una delle più evidenti categorie dell’esistenza: la dualità del maschile e del femminile.

Nel libro L’uomo e i suoi simboli Jung introduce il tema della dualità rilevando come, nel Medioevo, prima ancora che la scienza scoprisse la contemporanea presenza in ogni uomo delle strutture ghiandolari maschili e femminili, era conosciuto il detto “ogni uomo porta in sé una donna”.

Nella sua introduzione Jung, in relazione ai termini del testo taoista, dice: “L’Animus sta nel cuore celeste, di giorno alberga negli occhi (cioè nella coscienza), di notte sogna nel fegato”. Esso è ciò “che noi abbiamo ricevuto dal grande vuoto che è identico nella forma con il principio primo”. L’Anima, al contrario, è “la forza di ciò che è pesante e torbido” dominata dal cuore corporeo, carnale. “Brame sensuali e moti di collera” sono i suoi effetti. Chi al suo risveglio è ottenebrato e assorto, è prigioniero dell’Anima.

“Già molti anni prima che Wilhelm mi facesse conoscere questo testo, ho usato il concetto di Anima in modo analogo alla definizione cinese di P’o, a prescindere naturalmente da ogni presunzione metafisica. Per lo psicologo l’Anima non è un “essere trascendentale, ma qualcosa che rientra completamente nell’ambito dell’esperienza”, secondo la chiara definizione del testo cinese: gli stati affettivi sono esperienze immediate. Ma perché allora si parla di Anima e non semplicemente di umori? Il motivo è che gli affetti hanno un carattere autonomo e, per questo, la maggior parte degli uomini è loro soggetta…. Da questo fatto psicologico derivano tanto la dottrina cinese dell’anima P’o, quanto la mia concezione di Anima. L’introspezione più profonda o l’esperienza estatica, rivelano l’esistenza di una figura femminile nell’inconscio, da cui deriva la denominazione femminile anima, psiche, Seele (anima). Si può definire l’Anima anche Imago o archetipo o sedimentazione di tutte le esperienze che l’uomo fa della donna. Per questo l’immagine dell’anima viene di consuetudine proiettata nella donna …. ” .

Il ciclo respiratorio è connesso con la dominanza emisferica

Per mezzo di un semplice esercizio respiratorio è possibile scegliere di modificare (per un breve periodo di tempo) la dominanza di uno o dell’altro emisfero cerebrale. L’esercizio contiene importanti implicazioni, relative alla capacità di controllo degli stati del sistema corpo-mente e prospetta una interessante connessione fra i principi che regolano la medicina occidentale e quella orientale.

Un recente numero di Human Neurobiology riporta la scoperta della diretta relazione fra l’attività del cervello ed il ciclo respiratorio nasale, ossia l’alternarsi di stati di chiusura e apertura delle narici.

Quando il flusso dell’aria è più libero in una narice, l’emisfero che ha la dominanza è quello opposto, d’altra parte, una respirazione forzata nella narice più congestionata, sveglia l’emisfero meno dominante.

Risposte elettroencefalografiche hanno mostrato una sostanziale relazione fra il flusso nasale dell’aria e la dominanza cerebrale, su tutte le frequenze (alpha, theta, delta e beta).

“Il naso è uno strumento per modificare l’attività corticale”, dichiara Shannahoff-Khalsa dell’Istituto Salk per gli Studi Biologici, “il naso è molto più di un congegno olfattivo. Questa scoperta è portatrice di nuovi significati, è come aver trovato un nuovo senso”.

Questa scoperta significa infatti che i princìpi della medicina e della meditazione orientale non debbono più rimanere estranei alla scienza occidentale:

Esiste un vera e propria scienza della respirazione, lo studio della quale può , dal punto di vista medico, unificare gli emisferi geografici.

Tale ricerca suggerisce che le forme di intelligenza separate localizzate in ciascun emisfero, richiedono un supporto metabolico accresciuto del lato opposto del corpo e “suggerisce, per la prima volta, una relazione dimostrabile fra modificazioni dello stato mentale e specifiche funzioni metaboliche”.

Il ciclo di alternanza nella dominanza emisferica, sia negli esseri umani che nei delfini, è stata confermata in altri quattro laboratori. Shannahoff-Khalsa e tre suoi co-ricercatori, Floyd Bloom del Salk Institute, Deborah Werntz e Reginald Bickford dell’Università di California, San Diego, Scuola di Medicina, hanno dato dimostrazione sperimentale della prima prova conclusiva del legame fra il ciclo nasale e il sistema nervoso autonomo.

Il ciclo nasale potrebbe essere la porta verso la conoscenza di uno dei ritmi più importanti presenti nel corpo. Questa ricerca suggerisce che tale ciclo di alternanza dell’attività narice-emisfero è complessivamente collegato con il ciclo fondamentale riposo-attività, ricomprendendo anche i due cicli alternati del sonno: REM (movimenti oculari rapidi) e non REM (sonno profondo e senza movimenti).

La dominanza della narice destra – emisfero sinistro corrisponde a fasi di attività accresciuta, la dominanza della narice sinistra – emisfero destro corrisponde a fasi di riposo.

Gli scienziati cinesi hanno mostrato grande interesse per questa ricerca, che aggiunge una nuova dimensione alla comprensione della loro teoria degli stati del sistema corpo-mente, definiti come Yin (stato passivo) e Yang (stato attivo).

La ipotizzata correlazione fra cicli nasali e funzione complessiva del corpo, se provata concretamente, potrebbe condurre a dar credito agli antichi insegnamenti yogi sul pranayama, o respiro.

Il ritrovamento ha, in sé, essenziali implicazioni per lo sviluppo di tecniche di auto-regolazione, dice Shannahoff-Khalsa, e “dimostra la capacità dell’individuo di modificare l’attività cerebrale e i processi fisiologici associati in maniera non- invasiva, selettiva e prevedibile”.

La scoperta potrebbe essere applicata nella cura dei disturbi mentali lateralizzati; alcuni tipi di schizofrenia, per esempio, sembrano riflettere disfunzioni nell’emisfero sinistro, disturbi di tipo maniaco-depressivo potrebbero indicare disfunzioni nell’emisfero destro.

La tecnica di respirazione attiva selettivamente i due emisferi cerebrali

La respirazione da una sola narice stimola l’attività dell’emisfero cerebrale opposto. Questa scoperta suggerisce la possibilità di una terapia dei disturbi legati all’umore e delle turbe mentali senza ricorrere ad agenti farmacologici esterni.

In uno studio realizzato da D.A. Wernzt e collaboratori della University of California, San Diego, in 5 soggetti su 5 non allenati, la respirazione unilaterale ha prodotto ‘amplitudes’ integrate relativamente più grandi nell’emisfero opposto.

Una ricerca condotta nel 1986 ha dimostrato che i cicli alternati di attività simpatica e parasimpatica sono strettamente connessi al ciclo nasale, definito come la dominanza (alternata) di aria immessa attraverso una delle due narici. Altri sperimentatori hanno portato le prove dell’esistenza di un ritmo naturale di dominanza cerebrale durante il giorno. La schizofrenia sembra essere associata ad una grave disfunzione dell’emisfero sinistro, mentre la depressione ed altri disturbi legati all’umore sono dovuti ad una disfunzione dell’emisfero destro.

Nelle fasi più acute di questi disturbi, uno dei due emisferi lavora più dell’altro, la cui attività è, invece, inferiore alla norma. In un caso di doppia personalità del 1955, due pazienti alternavano la dominanza nasale quando cambiavano da una personalità estrema all’altra.

“La mucosa nasale è uno dei tessuti più ricchi … attraversato da nervi provenienti sia dal ramo simpatico che da quello parasimpatico del sistema nervoso autonomo”, hanno affermato Werntz e collaboratori (Human Neurobiology 6: 165-171). Una dominanza simpatica più marcata riduce l’attività mentale dell’emisfero dello stesso lato.

La respirazione forzata attraverso una sola narice ha dato vita ad una maggiore attività elettroencefalografíca controlaterale. La prova ha avuto successo in 25 dei 31 test eseguiti sugli stessi soggetti ed i risultati sono stati quasi immediati e generalizzati nell’intero emisfero.

I primi esperimenti hanno dimostrato che l’attività di elettroencefalogramma può essere generata da un’immissione di aria attraverso la mucosa nasale senza il coinvolgimento dei polmoni. L’anestesia locale della membrana della mucosa neutralizza gli effetti provocati dalla circolazione dell’aria sull’attività corticale.

Emozioni positive ed emozioni negative riflettono la specializzazione degli emisferi cerebrali

Nuove sperimentazioni hanno confermato precedenti scoperte secondo cui l’emisfero cerebrale sinistro è attivamente impegnato nella elaborazione di emozioni positive, mentre il destro è associato con quelle negative. Meno attento alle proprie emozioni e più ansioso è l’uomo,  più le sue emozioni si specializzano in ciascuno degli emisferi cerebrali.

E’ stata rilevata, da alcuni ricercatori l’attività cerebrale di bambini di dieci mesi che osservavano su uno schermo televisivo facce felici e facce tristi. Le facce felici sollecitavano maggiormente l’attività elettroencefalografica del lobo frontale sinistro; le facce tristi attivavano, invece, la corrispondente regione destra. La lettura elettroencefalografica del lobo parietale (medio) non mostrava alcuna differenza, in risposta alle facce.

La evidente differenza emozionale dei due emisferi riflette una specializzazione ancora più essenziale, (Richard Davidson e Nathan Fox così riportano in Science 218: 1235-37): l’emisfero sinistro dominerebbe i comportamenti di avvicinamento, mentre quello destro governerebbe quelli di allontanamento.

Un’analoga specializzazione emisferica è stata rilevata dal rilievo elettroencefalografico dell’emozione negli adulti. Tale prova sperimentale è coerente con gli effetti emozionali registrati a seguito di danni cerebrali, anestesia e terapia da shock.

Gary Schwartz della Yale University riferisce che individui repressi mostrano una maggiore lateralizzazione delle emozioni negative nell’emisfero destro, rispetto a persone che si assumono facilmente le loro emozioni, e questo potrebbe indicare un flusso di informazioni più ridotto dall’emisfero destro a quello sinistro.

Soggetti con basso livello di ansietà mostravano una mancanza sostanziale di specializzazione. La lateralità è rilevata, registrando la tensione muscolare, in ambedue i lati del corpo, quale risposta ad immagini emozionalmente positive o negative.

Persone represse e persone a basso livello ansiotico sono state sottoposte a stress sperimentale misurabile: le persone represse non erano consapevoli dei livelli crescenti di stress. Questa mancanza di attenzione agli stati interiori, dice Schwartz, richiede uno sforzo – essenzialmente inconscio – e tale impiego di energia può avere un effetto “sregolante” sull’intero organismo, accelerando o aggravando il disturbo.



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