
14 Set Usa, vittoria dei Sioux su Trump: l’oleodotto che attraversa i loro luoghi sacri verrà bloccato
Dopo anni di lotte, il giudice federale ha dato ragione alla tribù Standing Rock Sioux schierate contro Trump per un oleodotto che potrebbe mettere a rischio il loro bacino idrico
il giudice federale Boasberg si è espresso ed ad Agosto è stato dato lo stop ufficiale al Dakota Access Pipeline, un maxi oleodotto di duemila chilometri che dovrebbe collegare il North Dakota all’Illinois, un enorme oleodotto voluto da Trump che potenzialmente potrebbe causare un irreparabile danno ambientale ai bacini idrici delle popolazioni indigene e che viola i terreni e i luoghi sacri delle popolazioni stesse.
Il giudice distrettuale americano ha dichiarato che l’impatto del gasdotto sul territorio è “altamente controverso”, così ne ha imposto la chiusura per almeno un anno e in ogni caso fino a quanto non ci saranno portati avanti migliori controlli dal punto di vista ambientale e fino a quando non verrà esclusa con certezza qualsiasi tipo di possibilità di danno all’ecosistema circostante.
Da quando è iniziata la costruzione del gasdotto vicino alla riserva di Standing Rock Sioux che passa sotto il fiume Missouri, si sono subito scatenate numerose proteste e rivolte anche violente a cui hanno poi fatto seguito le cause legali connesse con la possibile pericolosità dell’oleodotto e il disastro ambientale che potrebbe causare se, come temono le popolazioni indigene, ci fossero degli sversamenti nel fiume, da cui le popolazioni indigene attingono l’acqua necessaria alla loro sopravvivenza, le preoccupazioni riguardano la sicurezza dell’impianto e il drammatico impatto che potrebbe avere su aria, acqua, fauna selvatica e agricoltura, a causa del rischio di guasti dell’oleodotto.
Sono più di 160 scienziati e geologici che conoscono e studiano il territorio che si sono già espressi sfavorevolmente rispetto alla costruzione dell’oleodotto, inoltre la compagnia che lo gestisce, la Sunoco Logistics, ha avuto negli anni precedenti, ogni anno il record negativo di maggior numero di sversamenti di petrolio, rispetto ad ogni altro operatore di oleodotti statuunitense, con tanto 203 perdite in un solo anno per un totale di 3.406 barili.
Le tribù Cheyenne Rivir Sioux e Standing Rock Sioux hanno sempre fermamente dichiarato la loro netta opposizione perchè il gasdotto minaccia il “modo di vivere della tribù, la sua acqua, le persone e la terra” e che per costruirlo vengano portati avanti espropri forzati delle terre indigene.
Lo stesso oleodotto, era già stata considerato pericoloso dall’amministrazione Obama che nel dicembre 2016, aveva negato i permessi di passare sotto il fiume Missouri, ordinando di cercare percorsi alternativi proprio per rispettare l’ambiente e i diritti delle popolazioni indigene, mentre, con l’amministrazione Trump, senza aver fatto alcuna analisi ambientale dei rischi, è stato firmato un ordine esecutivo per riprendere ed accelerarne la costruzione, dalla firma di questo ordine esecutivo si sono scatenate moltissime proteste, manifestazioni e azioni legali che oggi finalmente hanno portato ad un risultato concreto: la chiusura dell’oleodotto e l’obbligo da parte della compagnia che lo gestisce di ripetere la sua analisi ambientale, che era stata fatta senza prendere in considerazione le opinioni degli esperti in materia e le opinioni delle popolazioni indigene.
Una bella notizia, per adesso, in una battaglia che può essere paragonata a quella di Davide e Golia, le grandi multinazionali petrolifere e lo stato americano contro l’ambiente e le popolazioni indigene che lo voglio difendere a tutti i costi, oggi un punto decisivo è andato a favore e sostegno degli indigeni, nella lotta per la sopravvivenza contro gli interessi.